Audizione in commissione Giustizia della Camera. Il coro unanime di enti e associazioni familiari: “Prima della riforma, oggi dobbiamo salvare l’adozione internazionale”

griffini audizione camera

È un coro unanime quello che chiede un netto cambio di rotta nella gestione della Commissione Adozioni Internazionali. L’occasione per ascoltare il parere di enti autorizzati e associazioni familiari è stata l’audizione di lunedì 11 aprile in commissione Giustizia alla Camera dei Deputati. Generale il parere secondo cui, tra le cause dell’attuale crisi delle adozioni internazionali, una delle principali sia la paralisi della nostra Autorità Centrale.

Interpellati nel corso dell’indagine conoscitiva voluta dal governo in vista di una riforma della legge 184/1983, enti e associazioni familiari hanno denunciato con forza le molteplici disfunzioni di una Cai latitante da due anni.

L’immobilismo dell’Autorità Centrale è stato messo in risalto da Gianfranco Arnoletti, presidente del Cifa. Un immobilismo che si concretizza in varie forme, tutte a discapito delle coppie, degli enti e, pertanto, dei bambini in attesa di una famiglia. In particolare Arnoletti ha denunciato “il mancato sviluppo di relazioni con altri Paesi, la chiusura dei rapporti scritti e orali tra enti e Commissione, i mancati finanziamenti ai progetti degli stessi enti, gli incontri con le delegazioni dei Paesi esteri il cui contenuto non viene comunicato agli altri attori”. Un assenza di coordinamento, quindi, che per il presidente del Cifa non fa altro che generare una mancanza di uniformità del sistema.

A portare il parere dei 12 enti del coordinamento “Oltre l’Adozione” ci ha pensato il portavoce Pietro Ardizzi. Il quale ha ricordato come la Cai debba avere “un ruolo di guida e di regia fondamentale per il funzionamento del sistema, a livello sia nazionale che internazionale”. Ruolo di coordinamento che è però venuto meno negli ultimi 2 anni. “Dal 2014 la Cai, pur essendo un organo collegiale, non si è mai riunita per deliberare – ha ricordato Ardizzi -, non ha organizzato alcun incontro tra gli enti autorizzati, né consultazioni semestrali con le associazioni familiari, non ha attivato i rimborsi agli enti per i progetti di prevenzione dell’abbandono, ha quasi del tutto annullato le comunicazioni e i rapporti con le famiglie”.

La mancanza di collegialità della Commissione è stata messa in risalto anche da Maria Teresa Maccanti, presidente del Naaa, che ha parlato pure di “notevole opacità” e di “metodi polizieschi” nell’operato della Cai, oltre che di “difficoltà nei rapporti con il Mae”, “mancanza di sostegno alla cooperazione e di supporto economico alle famiglie”, “difficoltà di accesso alla Cai da parte di coppie ed enti”. Maccanti ha inoltre ricordato le oltre 40 interpellanze parlamentari centrate sul malfunzionamento della Commissione (“con gli altri presidenti e vicepresidenti ciò non è mai accaduto”), il paradosso della compresenza, nella stessa persona, dei due ruoli antitetici di controllore e controllato e la mancata pubblicazione dei dati sulle adozioni realizzate nel 2014 e nel 2015.

Tema quest’ultimo ripreso anche da Monya Ferritti, presidente del Care (Coordinamento delle associazioni familiari adottive e affidatarie in rete), che ha denunciato come, senza rapporti statistici, “non si possa fare programmazione nelle scuole, nella sanità, nei servizi sociali”.  A Ferritti, che definisce l’attuale momento della Cai una vera “crisi istituzionale”, ha fatto eco Marco Mazzi – intervenuto in rappresentanza del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari – che ha chiesto con forza che la Cai torni a essere un organo collegiale, a pubblicare i rapporti statistici, a “rinnovare il patto di fiducia e di collaborazione con gli enti” e a “esaminare le istanze di apertura di nuovi Paesi”.

“La Commissione è il motore dell’adozione internazionale, ma questo motore si è inceppato da troppo tempo – ha evidenziato Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini -: non si riunisce e non incontra più gli enti. Per risolvere questo stallo, chiediamo dunque che la riforma della legge sulle adozioni preveda che la Cai passi sotto il ministero degli Affari Esteri”.