Siria, mentre Aleppo brucia il mondo sta a guardare. Ma Ai.Bi. c’è e rafforza il suo impegno: cosa può fare ciascuno di noi?

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Mentre Aleppo brucia, la comunità internazionale resta a guardare. Ma nella totale indifferenza, ciascuno di noi può in realtà fare qualcosa per alleviare le sofferenze di una popolazione allo stremo. Attraverso una donazione al progetto Non lasciamoli soli di Amici dei Bambini, che ha rafforzato il suo impegno in Siria, si potrà garantire la sopravvivenza ai bambini e alle famiglie di Aleppo. Nello specifico, con 15 euro si potrà donare un chilo di pane a 30 bambini sfollati e ai loro genitori e fratelli. Con 32 euro si fornirà a una famiglia una cesta di alimenti base composta da the, passata di pomodoro, zucchero, lenticchie, olio vegetale, riso, burghul, patate e pane. Basteranno 60 euro invece per offrire un intero mese di supporto psicologico a 10 bambini siriani per il recupero dallo stress post-traumatico. Mentre con una donazione un po’ più generosa, pari a 107 euro, si contribuirà a garantire un mese di ludoteca a un bambino siriano che qui potrà trovare protezione, vestiti, diritto al gioco e sostegno psicologico.

Quella che sta diventando a tutti gli effetti la nuova Sarajevo è ormai un tappeto di morti, moschee e chiese distrutte, ospedali bombardati, interi quartieri rasi al suolo e scomparsi. La storia e l’umanità della più grande città della Siria rischiano di essere cancellate completamente. Come quella generazione di piccoli siriani a un passo dall’andare perduta.

Migliaia di bambini di Aleppo non hanno più una casa, un tetto sopra la testa, un letto in cui dormire. Tra le 250mila vittime della guerra civile in Siria ci sono anche molti dei loro genitori, dei loro fratelli, delle persone che si prendevano cura di loro. L’infanzia di Aleppo rischia di diventare adulta – se dovesse sopravvivere al conflitto – senza aver mai trascorso neppure un giorno in una scuola. È la generazione nata dal 2011 in poi, bambini che non hanno visto nulla se non la guerra, i bombardamenti, le torture. Cresciuti in una terra in cui ogni forma di libertà e di dissenso è stata oppressa, soffocata nel sangue. Insieme a ogni speranza. Scuole e ospedali distrutti ne sono i simboli più drammatici. Senza contare le case, nelle quale vivevano le migliaia di persone che oggi sono sfollate e costrette a vivere nelle tende o in abitazioni di fortuna.

È in questo scenario dell’orrore che si deve scegliere che cosa fare. O voltare la faccia dall’altra parte, non guardare, non dedicare se non poche righe a quanto succede, come avviene sui giornali o in televisione. Oppure non dimenticare questa popolazione che vuole ritrovare la speranza in un futuro di pace. Amici dei Bambini non poteva che scegliere la seconda strada. Già presente ad Aleppo – oltre che a Idlib, sempre nel Nord del Paese – con interventi di prima e seconda emergenza, Ai.Bi. ha deciso di rafforzare il suo impegno in questa zona martoriata dalla guerra.

Se fino a ora si sono realizzati diversi interventi di sostegno alimentare e psicologico alla popolazione locale, tutto questo non basta più. Oggi, di fronte all’emergenza umanitaria di Aleppo, si devono intensificare tutti gli sforzi. E bisogna farlo immediatamente. Aspettare anche solo un giorno o un’ora potrebbe essere troppo tardi. Per questo Ai.Bi. ha ampliato le modalità attraverso cui garantire aiuto alle famiglie di Aleppo: oltre ad attivare un Sostegno a Distanza, c’è ora anche la possibilità di effettuare una donazione libera a favore della campagna Non lasciamoli soli. In questo modo si potrà dare continuità agli interventi di Ai.Bi. a favore dei bambini e delle famiglie della “nuova Sarajevo” in terra siriana.

Sono loro infatti le vittime più fragili e innocenti in una città resa martire dal nuovo riacutizzarsi del conflitto che, dopo poche settimane di tregua, è tornato a infierire proprio sulla popolazione civile. Per i quali gli stessi vescovi cattolici di Aleppo hanno chiesto un gesto di umanità: “per il grido del sangue dei bambini e dei martiri che sale a Dio e per le lacrime delle madri in lutto”. Per tutti loro, non possiamo negare un gesto di speranza.

 

Fonte: Il fatto quotidiano, Agensir

 

 

 

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Emergenza Siria