Aleppo. L’assedio di cui nessuno si è accorto: lo spettro della fame minaccia 300.000 civili

siria macerieIl computer gracchia un po’, i rumori di sottofondo si sovrappongono in maniera confusa, poi finalmente si distinguono nitidamente alcune parole. «Mi sentite?»

La voce di Samir (nome di fantasia Ndr), in collegamento via Skype da Aleppo, rimbalza fra le pareti della stanza in cui siamo radunati insieme ai colleghi di altre organizzazioni umanitarie. A raccontare è Luigi Mariani, country coordinator di Ai.Bi. in Siria, che riporta la testimonianza di un suo collega siriano di Aleppo, Samir appunto. Le sue parole richiamano le “urla” di disperazione della popolazione siriana, soffocate dai rumori dei bombardamenti che continuano ad atterrire un popolo oppresso da oltre 5 anni di guerra e le sue speranze.

Da Aleppo, una delle città più martoriate del Paese, giunge il grido unanime degli abitanti, con cui Samir ha avuto modo di parlare: “aiutateci, perché rischiamo di morire di fame, gli hanno detto.

Samir si trova attualmente nel cuore dell’inferno siriano, e da lì, per conto della sua organizzazione, sta svolgendo un’analisi dei bisogni della popolazione.

«Da qualche giorno Castello Road, la principale via di accesso alla città, è bloccata – spiega a Luigi Mariani -, perché è entrata nel raggio d’azione delle artiglierie governative, da una parte, e curda, dall’altra, pertanto non è più possibile percorrerla in maniera sicura. Gli aiuti non entrano e la gente non esce».

Con la chiarezza e il tono appassionato che lo contraddistinguono, il collega siriano spiega quali sono i principali rischi che minacciano i circa 300.000 civili che si stima siano rimasti in città, ormai stretti in una morsa letale, tra carenza di beni e di servizi e bombardamenti continui.

«I prezzi degli alimenti stanno salendo in maniera vertiginosa – dice ancora Samir -, alcuni prodotti sono aumentati anche del 400/500%. I mercati si stanno svuotando rapidamente. La situazione è drammatica».

Samir precisa anche che, rispetto ad altre aree assediate in Siria (come ad esempio quella di Ghouta, nei pressi di Damasco), nell’area urbana di Aleppo non si trovano risorse naturali sufficienti per far fronte all’emergenza: in città ci sono prevalentemente cemento e rovine. E poco altro.

«Dopo anni di guerra e privazioni, la gente qui è già allo stremo – prosegue -: Ora, migliaia di famiglie si trovano in trappola, senza possibilità di evacuare. Anche gli approvvigionamenti di carburante sono a rischio, con le conseguenze che si possono immaginare per il funzionamento di servizi essenziali. Ancora una volta, ci tengo a far sentire la voce dei miei concittadini: fate qualcosa».

“Fate qualcosa!”: l’appello della popolazione siriana è disperato e testimonia la voglia di vivere di 8 milioni di sfollati interni, persone che hanno perso tutto e che sono stati costretti ad abbandonare la propria casa. Per loro Ai.Bi. porta avanti il suo impegno costante nelle province settentrionali del Paese: quello di donare speranza a migliaia di persone che si trovano sotto attacco nel loro Paese. Interventi attivi, come quelli di Samir, hanno bisogno del supporto di ognuno di noi. Per aiutare i bambini e le famiglie siriane in questa drammatica fase della loro vita, puoi effettuare una donazione a favore della campagna Non lasciamoli soli con cui cerchiamo di garantire sostegno alimentare e sicurezza per i minori. Fino  a oggi abbiamo aiutato più di 12mila famiglie, ma nelle aree di Idlib, Homs, Rural Damasco e la stessa Aleppo l’emergenza umanitaria colpisce milioni di persone.

Grazie al cielo, ad Aleppo ancora nessuno è morto di fame, come invece accaduto a Madaya e rischia di accadere in altre zone attualmente sotto assedio in Siria. Ma non è chiaro quanto a lungo dureranno le riserve accumulate negli scorsi mesi in previsione di simili circostanze. Se non ci dovessero essere sviluppi politico-militari tali da consentire, nel breve periodo, di allentare il blocco all’ingresso degli aiuti umanitari, ci troveremmo ad affrontare certamente una “crisi dentro la crisi” senza precedenti, in una specie di matrioska di disumanità e orrore. Potremo fingere, allora, di essercene accorti troppo tardi?