Perché soltanto alcuni enti autorizzati pubblicano i dati sulle adozioni realizzate?

Buongiorno Ai.Bi.

Sono un papà adottivo e, dopo aver accolto i miei due figli, divenuti ormai maggiorenni, ho continuato a seguire il mondo delle adozioni, in particolare quelle internazionali. Ho letto spesso dei problemi di questi ultimi anni: il crollo del numero dei minori adottati, il blocco delle attività della Cai, la querelle politica che sta caratterizzando il sistema. Ritengo particolarmente grave, in particolare, il fatto che la Cai da anni non pubblichi il consueto rapporto con i dati sulle adozioni realizzate. Una mancanza grave, certamente, ma pur sempre superabile – almeno per quanto riguarda l’esigenza di conoscere questi dati – se ognuno dei 60 e passa enti autorizzati rendesse noto il numero dei minori adottati di anno in anno. Tuttavia vedo che non è così: soltanto una parte degli enti italiani pubblica i dati sulle adozioni realizzate.

Perché molti enti non lo fanno? Non è obbligatorio per una questione di trasparenza?

Grazie per il chiarimento,

Enrico

 

griffini-convegnoCaro Enrico,

la sua lettera fotografa perfettamente una situazione grave che si protrae da troppi anni e che Amici dei Bambini ha più volte provveduto a mettere in evidenza. L’ultimo report statistico sulle adozioni internazionali realizzate pubblicato dalla Cai risale ormai a quello relativo al 2013. Da allora più non è mai più stato diffuso un rapporto ufficiale dettagliato. E purtroppo neppure tutti gli enti permettono di ottenere ugualmente il numero dei minori accolti. Solo una parte degli enti, infatti, pubblica regolarmente i dati sulle adozioni realizzate. Nonostante esista una delibera della stessa Commissione Adozioni Internazionali, la numero 13 del 2008, che preveda l’obbligo di pubblicazione dei dati per gli enti autorizzati. Nello specifico, tale delibera, all’articolo 7, afferma: “L’ente indica le specifiche modalità con cui intende assolvere di rendere periodicamente disponibili i dati quantitativi relativi all’attività svolta (…). L’ente è tenuto a rendere noto (…) il numero di adozioni realizzate in ogni Paese, in ciascuno degli ultimi tre anni”.

Eppure molti enti ancora non lo fanno. Ricorda l’articolo pubblicato da “Vita” il 3 maggio 2016, nel quale due giornaliste tentarono di ricostruire il totale delle adozioni internazionali portate a termine nel 2015? In quell’occasione, la redazione di “Vita” riuscì a ottenere i dati di soli 49 enti sui 62 iscritti all’albo della Cai.

Il problema è che, pur essendoci l’obbligo di pubblicazione dei dati, non vengono comminate sanzioni agli enti che non rispettano tale prescrizione. Insomma, l’obbligo c’è, ma a chi non lo assolve non succede niente.

Con la speranza che la situazione possa presto cambiare nella direzione di una maggiore trasparenza, le invio i miei più cordiali saluti,

 

Marco Griffini

Presidente di Ai.Bi.