La testimonianza di Fabrizio (universitario Luiss) “Sono stato il fratello ‘maggiore’ dei bambini delle strutture di Ai.Bi.: ma in realtà loro hanno fatto crescere me”

La Tenda di Abramo, Casa di Pinocchio e la Family House: qui Fabrizio ha trascorso le due settimane di volontariato aderendo al progetto  “VolontariaMENTE”, promosso per il secondo anno consecutivo da Ai.Bi. e Fondazione Sinderesi Praticare l’Etica in collaborazione con l’Università LUISS Guido Carli.

Tre realtà differenti messe in campo da Ai.Bi, per andare incontro e dare giusta accoglienza a donne e minori vulnerabili, siano essi italiani o migranti e quindi in una situazione di protezione.

Fabrizio ha vissuto a stretto contatto con loro condividendo difficoltà e quotidianità fatta di sacrifici, scontri la realtà ma anche emozioni ed energia allo stato puro.

Come Tommaso (di cui abbiamo pubblicato la testimonianza ieri 01 agosto), anche Fabrizio affida alla penna il racconto di questi giorni in Ai.Bi.

Eccolo nella sua versione originale.

Il mio percorso di Volontariamente è iniziato con l’obiettivo di trasmettere entusiasmo a quei bambini che per vari motivi lo hanno perso o addirittura non lo hanno mai avuto. La possibilità di regalare un sorriso a chi si trova in situazioni complicate è stata la spinta più forte verso queste due settimane con Ai.Bi.

Nei primi giorni si sono toccate con mano diverse realtà di accoglienza attraverso la partecipazione alla vita di tre diverse comunità: la Tenda di Abramo che accoglie famiglie di migranti, Casa di Pinocchio in cui vivono ragazzi italiani e stranieri con situazioni familiari particolari e la Family House dove mamme e bambini bisognosi di sostegno vengono affiancati da un gruppo di educatrici.

Le tre comunità, sebbene molto diverse tra loro per obiettivi e modalità di sostegno, sono guidate da principi comuni e dalla volontà di mettere i bambini sempre al primo posto. In questo contesto, la mia attività di volontariato mi ha permesso di conoscere storie toccanti e contemporaneamente di contribuire al superamento di alcune difficoltà da parte di chi ha vissuto traumi o sconvolgimenti.

In particolare, trascorrendo il resto del periodo con i bambini della Tenda di Abramo, sono arrivato a creare con questi bambini relazioni basate sulle emozioni, avendo un ruolo di “fratello maggiore”.

Tema ricorrente per molti bambini era infatti l’assenza della figura paterna, dove in alcuni casi si trattava di assenza fisica e in altri di trascuratezza. Anche azioni molto semplici come prendere in braccio una bimba o guardare i cartoni tutti insieme hanno significato tanto per loro, come ci hanno confermato i loro sorrisi e affetto nei nostri confronti.

In una giornata di sole abbiamo costruito un canestro da basket e abbiamo giocato tutti insieme, riuscendo a superare alcuni problemi di integrazione tra bambini. Questo episodio ha permesso infatti ad alcuni di loro di accettarsi reciprocamente, creando un clima più amichevole.

Ogni giorno abbiamo dato tanto e abbiamo ricevuto sorrisi, abbracci, piccoli gesti di affetto che rimarranno per sempre. Attraverso l’immedesimazione in questi bambini e la comprensione del loro piccolo mondo, l’esperienza di Ai.Bi mi ha fatto crescere.