Adozione. Mestre, quanta attesa per il ritorno di mamma e papà con il fratellino dal Cile! E oggi a casa si parla ‘spagnolitaliano’!

Il rientro dei genitori dal Cile ha riempito di gioia Jorge, anche lui adottato qualche anno fa in Colombia

E per accogliere al meglio Vincenzo, tutti insieme hanno ‘rinfrescato’ i propri ricordi, tornando a parlare la lingua madre di entrambi i figli insieme a quella dei genitori…il risultato è stato un linguaggio di famiglia tutto speciale, che ha contribuito da subito a rinsaldare il legame tra tutti i componenti

seconda adozione e si torna a parlare spagnoloUn arrivo tanto atteso – lungo due anni – e che finalmente è diventato realtà! E’ quello di Vincenzo, bambino adottato da una coppia di genitori veneti in Cile. Oltre che per mamma e papà, l’attesa è diventata snervante anche per Jorge, il primo figlio della coppia, adottato in Colombia. Durante la permanenza in Cile, i genitori pensavano a quanto potesse essere doloroso per il primo figlio questo tempo lungo, senza notizie, senza grandi informazioni su ciò che stava succedendo “dall’altra parte del mondo” per loro.

Aspettando l’arrivo della famiglia, Jorge aveva iniziato a ‘rinfrescare’ la sua lingua d’origine, volutamente dimenticata subito dopo essere arrivato in Italia, per accogliere al meglio il fratellino, perchè potesse sentire meno ‘strappo’ tra la realtà appena lasciata in Cile e la lingua italiana. Non è stato facile per nessuno, neanche per i genitori, che nonostante amassero lo spagnolo “più o meno regolare” da testi scolastici, durante i primi anni dall’arrivo del primo figlio avevano deciso di non sforzarlo col ricordo della sua lingua madre.

Ma quando Jorge ha mostrato interesse e volontà di riprendere in mano alcuni manuali e libretti delle fiabe, storielle che per lui erano state importanti a suo tempo, per essere accogliente verso il piccolo Vincenzo, i genitori hanno capito quanto fosse importante ritornare a parlare in spagnolo in casa.

Il viaggio in Cile è andato “più che benissimo”, come hanno raccontato i genitori a distanza di alcuni mesi. E la particolarità della loro famiglia oggi è quella di parlare due lingue “così come si riesce”. Nei dialoghi di famiglia, così, si è iniziato a parlare pure lo spagnolo. Ma alcuni termini non sono così immediati, quindi li si nomina in italiano, attendendo che “qualche membro della famiglia” corregga subito la parola, per farla imparare agli altri in spagnolo. In questo modo, si è creato un “clima di gara” a chi ricorda meglio (e prima) la parola nella doppia lingua; poi ci si interroga se, realmente, si è appresa la parola. Insomma, “una vita da quiz”, come hanno raccontato i genitori! La regola è che il papà cerchi di parlare in spagnolo e la mamma in italiano…e i figli “come meglio gli viene”.

È il loro “linguaggio di famiglia”, che serve a creare un legame speciale, che tiene i legami con i Paesi di provenienza dei figli e con l’attuale patria di tutti. È un vincolo che li accomuna e li fa sentire famiglia ‘superspeciale’. Un dialogo intimo, fatto di termini presi da due lingue (con pronunce neanche tanto corrette), ma che crea solidi rapporti in un nucleo familiare che si sta pian piano creando.

Ai “puristi” della Crusca spagnola, probabilmente, la loro storia potrebbe suscitare ilarità…qualcuno di loro resterebbe sbalordito dall’accozzaglia di parole senza senso mezze tradotte male e pronunciate peggio! …ma se questo serve per creare una famiglia e unire i membri di un nuovo nucleo che sta vivendo la bellezza dell’adozione, a loro la famiglia risponde: “Lo spagnolitaliano è la lingua della nostra adozione e del nostro amore!”.