adozione internazionale. La storia della famiglia Guerrieri, adottiva grazie ad Ai.Bi.

Adozione internazionale. “Se ci siamo riusciti noi potete riuscirci anche voi”: una coppia Ai.Bi. racconta la propria storia a Repubblica.it

Avevamo già un figlio naturale nato all’inizio del matrimonio, poi ci hanno detto che non potevamo fare più figli, ma ci sentivamo ancora in pochi – raccontano i coniugi – volevamo una famiglia più numerosa. E c’è stata la sorpresa finale di ricevere Cecilia

Se ci siamo riusciti noi potete riuscirci anche voi, non è una cosa da supereroi”, specifica la coppia. Il ricordo “particolare del primo incontro” citato dai fratelli di Leonidas, Francesco e la piccola Cecilia. “Stesse emozioni, stessi abbracci” specifica papà Luca parlando di com’è stata accolta e vissuta l’esperienza adottiva in casa. E Leo ora già non vede l’ora di adottare: “Ci sono ancora là alcuni in attesa di incontrare una famiglia

adozione internazionale. La storia della famiglia Guerrieri, adottiva grazie ad Ai.Bi.Una grande vivacità, una gran voglia di toccare tutto: così descrive, in due parole, il (non più troppo) piccolo Leonidas la mamma adottiva, intervistata da Repubblica.it con il padre, Luca Guerrieri, sulla bellezza dell’adozione internazionale. Una coppia normalissima, i coniugi Guerrieri, alla quale però, avuto Francesco poco dopo le nozze, era stato detto che non avrebbero più potuto avere figli. Ecco, dunque, il desiderio di paternità e maternità adottiva che si fa strada. E la strada si apre grazie ad Ai.Bi.

Una classica famiglia tradizionale, in cui c’è stato un tocco di colore, perché abbiamo avuto la fortuna di avere un bambino adottato e di restituirgli il diritto di avere una famiglia”, spiega il papà alla giornalista di Repubblica.it, raccontando in video che dopo la notizia della (presunta) impossibilità a nuovi concepimenti “ci dispiaceva di fermarci qui. Volevamo una famiglia più numerosa”. Non sapevano che dopo l’adozione ci sarebbe stata anche Cecilia. “Se ci siamo riusciti noi potete riuscirci anche voi, non è una cosa da supereroi”, chiarisce subito papà Luca. E la mamma: “Siamo rimasti colpiti dalla foto, perché abbiamo visto queste belle guanciottone, colpiti..e affondati”. A lei si aggiunge il padre: “Siamo andati a conoscerlo in Perù…chiaramente terrorizzati, chissà che reazione avremo noi, che reazione avrà Francesco, chissà soprattutto che reazione avrà lui…e devo dire, che è stato tutto molto naturale”.

Ho questo ricordo un po’ particolare come  primo incontro, lo abbiamo abbracciato. Era carinissimo…aveva quella faccetta…”…è il ricordo del primogenito, Francesco.  Che anticipa altre considerazioni dei genitori: “La vera differenza rispetto al parto naturale è che abbiamo vissuto le stesse emozioni e gli stessi abbracci in famiglia per l’arrivo di un fratello ‘già fatto’”. Tre anni di tempi d’attesa e “siamo stati molto fortunati: oggettivamente grosse difficoltà non ne abbiamo avute nell’iter, ma comunque l’attesa è un periodo di ‘deserto’…a parte le spese, che sono ingenti”, dice ancora Luca. Per i coniugi, tre non era il numero perfetto: “Volevamo essere più di tre, ci sentivamo un po’ soli in tre. E invece è arrivato questo fratello che ci ha travolti…tutti!”, confida la mamma.

Il consiglio per chi si trova ‘nel guado’ dell’attesa dell’incontro con un figlio adottivo è semplice: “Vivere questi momenti di difficoltà durante l’iter non pensando alla tua attesa, ma all’attesa di tuo figlio, che sta là che aspetta. A lui è stato negato il diritto di essere figlio”. E di fronte alla domanda più ricorrente delle persone: ‘Ve lo sentite veramente vostro figlio?’, ecco la replica dei genitori adottivi: “Noi riteniamo che i figli sono di chi li cresce. All’inizio gli dicevamo che la cicogna si era sbagliata e l’aveva portato da un’altra parte; e noi siamo venuti a prenderlo. Che però simboleggia proprio ciò che è accaduto veramente”.

È chiaro che chi non l’ha vissuto può dubitarne oppure può avere questa paura – aggiunge Luca –. Lui negli anni ha fatto delle domande: cercava la sua mamma, si domandava perché era stato abbandonato. Non è facile dargli una risposta anche perché fino in fondo non gliela so dare. Noi cerchiamo solo di dirgli: tua mamma comunque ti ha voluto bene, perché sei nato. E oggi hai una famiglia, con dei fratelli.

La chiosa della video-intervista, disponibile a questo link, è sul giorno in cui Leo ha esclamato, di fronte a loro, di voler fare la loro stessa scelta da grande: “Una cosa bella è che ha detto in un momento di gioia e slancio: io da grande voglio adottare. È una cosa bella, perché è la conferma che è stata una cosa giusta…magari, gli abbiamo anche detto, chiedilo prima a tua moglie se è d’accordo…”.

 

Fonte: Repubblica.it