La sorella più grande ascoltava e alla fine disse ai due fratelli che dovevano venire con noi in Italia

Adozione internazionale Brasile. Destinazione famiglia per Samuel e Carolina.

Il sorriso di Samuel, 10 anni e Carolina, 12 anni, esprime una gioia che rasserena e che i genitori adottivi sanno comprendere: chiunque abbia adottato ricorda prima il viso un po’ impacciato, seppur sorridente, del loro figlio nella foto mostrata durante l’abbinamento; poi lo confronta mesi dopo con il volto sereno di chi ha trovato famiglia, finalmente. A volte, a mettere le foto a fianco, sembra di vedere bambini diversi.

Samuel e Carolina sono così: belli perché felici. Belli perché figli. 

A donare questa bellezza sono stati l’amore e la forza di Ada e Mario, due genitori giovani, capaci di accogliere la storia particolare dei loro figli originari del Brasile: un passato complesso, fatto di momenti difficili e prove di coraggio, da parte dei bambini, ospiti di un istituto insieme alle sorelle di 14, 16 e 18 anni, quest’ultima ormai prossima a lasciare il sistema di protezione.

I ragazzini costituivano quindi un microcosmo di affetti molto forte: come spesso capita, anche in istituto erano le sorelle maggiori a occuparsi e proteggere i fratelli più piccoli.

Tuttavia, proprio per Samuel e Carolina la speranza di una famiglia si è fatta concreta con la disponibilità di Ada e Mario, seguiti dalla sede Ai.Bi. di Barletta.

Siamo stati entusiasti e abbiamo detto subito di sì – dicono i genitori – anche se eravamo consapevoli fin da subito che non avremmo trovato una situazione facile. Conoscendo la storia dei nostri figli eravamo pronti a dar loro il meglio: prima di tutto la famiglia, e poi sapevamo che mai avremmo fatto perdere i contatti con le loro sorelle”.

Una adozione che sulla carta non partiva liscia come l’olio. Eppure la coppia, pronta a questa avventura che avrebbe cambiato per sempre la loro vita e quella dei loro bambini, con gli esperti di Ai.Bi. si è preparata mesi prima della partenza per il Brasile. Inoltre, dopo l’abbinamento, si era aperto un canale informativo con i referenti di Ai.Bi. nel paese.

I bambini erano stati preparati per tempo e anche noi ricevevamo costantemente aggiornamenti su come stavano andando le cose – racconta la mamma, consapevole già allora della particolare situazione in cui la famiglia si stava trovando – : le psicologhe e le operatrici ci raccontavano che il bambino aveva fin da subito manifestato un forte desiderio di famiglia e di essere adottato; più restia la ragazzina, perché molto legata alle sorelle maggiori”.

Una situazione comprensibile e al tempo stesso una realtà diffusa nei paesi in cui i bambini in istituto fanno parte di fratrie numerose: non sempre sono tutti adottabili, non sempre è possibile trovare famiglie adatte per donare a tutti una famiglia.

Si avvicinava intanto il giorno della partenza, con comprensibili timori e apprensione di mamma e papà. Il soggiorno in Brasile si è rivelato più lungo del previsto: circa due mesi e mezzo.

Siamo partiti a fine giugno e tornati a casa a metà settembre – dicono i genitori – : il soggiorno procedeva bene perché tra noi si era instaurata subito una bella relazione. Man mano però che si avvicinava il momento della partenza per l’Italia, soprattutto in Carolina cresceva la preoccupazione. Un giorno disse all’assistente sociale: “Peccato che questi genitori non siano brasiliani, se no sarebbero perfetti”. Quando l’ho saputo – dice Ida – ho pianto come non mai!”.

Cominciarono giorni difficili: Samuel voleva la famiglia, Carolina non voleva lasciare le sorelle.

Così anche i ragazzini manifestavano la loro tensione, non volevano uscire di casa, giocavano solo con il papà e ignoravano la mamma.

Non sono state giornate facili ma per fortuna non siamo mai stati soli, abbiamo sempre avuto il sostegno dei referenti di Ai.Bi. – ricorda Ada  – . Un giorno allora ci siamo decisi e abbiamo chiesto di incontrare le sorelle per parlare con loro e conoscerle

Un incontro commovente e al tempo stesso fondamentale: con la mediazione della psicologa, le ragazze hanno capito ancora di più la grande opportunità che veniva offerta a Samuel e Carolina e, al tempo stesso, hanno ricevuto rassicurazione che mai avrebbero perso i contatti con i loro fratelli. “Siamo stati molto chiari con loro: abbiamo detto senza mezzi termini che eravamo innamorati di quei figli, che eravamo pronti a dar loro un futuro ma a esigere rispetto, perché siamo noi i genitori responsabili delle loro vite – ricorda Mario – ; la sorella più grande ascoltava e lei stessa, alla fine, disse ai fratelli che non dovevano restare in Brasile ma venire con noi”.

E’ possibile immaginare, forse, solo in parte i sentimenti provati dalle tre sorelle verso i loro fratelli: le tre ragazze non sono state di alcun ostacolo, hanno in un certo senso dato la loro ‘benedizione’ all’ adozione dei fratelli. 

Dopo quell’incontro tutto è cambiato – dicono i genitori – : i bambini hanno cominciato a chiamarci mamma e papà, invece che con i nostri nomi, e si sono rilassati, sapendo che avrebbero potuto mantenere il contatto con le sorelle in Brasile”

Il resto della storia è scritto a tinte vivaci: senz’altro non è stato finora un viaggio facile, ma la destinazione è stata raggiunta.