Affido. Cinque principi per rilanciarlo: il Tavolo Nazionale scrive a Mattarella

“Osserviamo con preoccupazione il diffondersi di un clima di diffidenza e di sospetto”

La delegittimazione dell’affido è un gioco pericoloso. Perché mette in serie difficoltà un sistema che garantisce ai minori in difficoltà un’alternativa. Così le Associazioni e Reti di famiglie affidatarie aderenti al Tavolo Nazionale Affido hanno preso carta e penna per scrivere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Scrivendo, hanno manifestato tutta la loro preoccupazione sulle conseguenze negative per i bambini ed i ragazzi, di questa “campagna in atto di strumentalizzazione e di discredito dell’intero sistema di tutela dei diritti dell’infanzia, che coinvolge sia gli attori istituzionali preposti che le migliaia di affidatari che hanno accolto nel corso degli anni minorenni nelle loro famiglie, dedicandosi a loro con tanto impegno ed affetto e che svolgono un prezioso ruolo di protezione dell’infanzia”.

“Osserviamo – hanno proseguito – con preoccupazione il diffondersi di un clima di diffidenza e di sospetto verso l’affidamento familiare che ha portato negli ultimi mesi ad una all’allarmante diminuzione di disponibilità all’accoglienza e il proliferare di iniziative legislative nazionali e regionali, fondate sul presupposto che debba essere evitata la totalità degli allontanamenti dei bambini dai loro genitori. Riteniamo che questo metta a rischio la protezione e la tutela di quei minorenni che vivono in situazioni familiari di grave negligenza e maltrattamento. La carenza di interventi a sostegno delle famiglie fragili e l’assenza di livelli essenziali delle prestazioni sociali indeboliscono ulteriormente il sistema di tutela dei minorenni”. Le associazioni e le famiglie hanno inoltre chiesto al Presidente un incontro per condividere con lui le loro preoccupazioni.

La richiesta arriva in seguito alla riunione svoltasi a Milano del Tavolo Nazionale Affido, in cui sono stati promulgati cinque principi per rimettere al centro il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, messo in pericolo dal clima di sfiducia che attornia l’affidamento famigliare.

Si tratta di quattro doveri e un diritto: “il dovere di ogni politica, misura e intervento istituzionale e di ogni azione civile di perseguire innanzitutto il benessere di bambini e ragazzi, i cui interessi sono da considerarsi sempre preminenti rispetto a quelli degli adulti, così come stabilito dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo sottoscritta anche dall’Italia”; “il diritto di ogni bambina e bambino e di ogni ragazza e ragazzo a crescere nella propria famiglia e il connesso dovere delle Istituzioni e della società civile di offrire alle famiglie fragili adeguati servizi e interventi di sostegno, la cui erogazione va resa certa ed esigibile in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale, così come stabilito dalla legge 184/1983 e successive modifiche”; “il dovere di proteggere ogni minorenne la cui famiglia, nonostante i sostegni, manifestasse gravi carenze nel rispondere ai suoi bisogni di crescita, o mostrasse comportamenti maltrattanti e/o abusanti, attivando – in base alle situazioni – adeguati e tempestivi interventi di tutela secondo il primario interesse del bambino: affidamento familiare, accoglienza in comunità di tipo familiare, adozione. Si ricorda che l’affidamento è una famiglia accanto in più a un bambino, non una in meno; “il dovere di qualificare il sistema dei servizi istituzionali di tutela minorile, e di sostegno alle famiglie assicurando congrui investimenti sia in termini di risorse che di organici, e accompagnando percorsi di integrazione e di rete tra i diversi soggetti”; “il dovere di assicurare i necessari controlli sull’adeguatezza del sistema di protezione minorile, innanzitutto mediante l’effettiva attuazione delle misure di accompagnamento e monitoraggio previste dalla normativa vigente, contrastando ogni possibile illecito o conflitto di interessi”.