Adozione Internazionale e Coronavirus. Il dibattito: ma è proprio necessario che i bambini vengano direttamente portati in Italia?

La possibilità di “corsie preferenziali” e le riflessioni di una coppia: “Siamo per l’attesa. Quella giusta e necessaria”

Il nostro sito ne ha parlato di recente: diversi sono i bambini che, abbinati alle loro nuove famiglie in Adozione Internazionale e che, a causa dell’emergenza Coronavirus, non avevano potuto abbracciarle che nelle ultime settimane sono arrivati, da soli, in Italia. I primi a inizio giugno, dieci bimbi provenienti da Haiti, adottati da sei coppie italiane, sbarcati a Malpensa. Poi, all’inizio di luglio, è toccato a tre bambini del Burkina Faso e infine nei giorni scorsi sono arrivati a Fiumicino nove bambini provenienti dal Burundi, che sono stati accolti da cinque famiglie italiane.

L’Adozione Internazionale ai tempi del Coronavirus. Le “corsie preferenziali” per i bambini

Un frutto di quelle “corsie preferenziali” che, in un’intervista nel mese di aprile, aveva preconizzato l’ex vicepresidente della CAI – Commissione Adozioni Internazionali, la dottoressa Laura Laera. Una procedura in merito alla quale si è però aperto un dibattito. A questa prospettiva ha infatti recentemente risposto, con una lettera inviata ad Ai.Bi. – Amici dei Bambini, una coppia pugliese, che ha ricevuto l’abbinamento al proprio figlio. “Abbiamo letto – scrive la coppia – sul vostro sito l’intervista alla vice presidente della CAI riguardo alla gestione dei viaggi per adozione, e volevamo chiedere una interpretazione in merito, perché ci sono alcune cose che crediamo di non aver capito bene, come per esempio l’ipotesi che possano, nell’ambito di ‘corsie preferenziali’, essere i bambini a venire da noi e non viceversa. Ci stiamo riflettendo e possiamo anticiparti che a noi sembra un’ipotesi non solo poco realizzabile nella pratica, ma soprattutto non desiderabile anche per altri motivi, più simbolici e relazionali, come il fatto che crediamo infatti che sia importante, appunto simbolicamente, che siano i genitori a recarsi dal bambino e, dopo essere stati accolti da quest’ultimo, ritornare insieme, già come famiglia, peraltro affrontando un lungo viaggio. L’idea di un bimbo che, invece, si lasci alle spalle un ambiente di cui nessuno potrà più raccontargli nulla, per andare verso persone che non ha ancora neanche visto, e che, comunque non conosce, chissà con quali pensieri e sentimenti nel cuore, non ci sembra tollerabile!”.

L’Adozione Internazionale ai tempi del Coronavirus. Per i bambini il rischio di un “distacco in solitudine”?

“Si tratterebbe – aggiunge la coppia – di un distacco in solitudine da un istituto che comunque rappresenta il suo ambiente quotidiano che fino al momento dell’adozione lo ha sostenuto, si tratterebbe di avviarlo verso un viaggio lunghissimo senza punti di riferimento, molto probabilmente andando ad aggiungere un trauma a chi già è sofferente a causa dell’abbandono subito. Scusaci se forse possiamo apparire un po’ appassionati nel sottoporti questi quesiti ma siamo sicuri che comprendi la nostra sensibilità di genitori da poco abbinati, che già amano la loro bambina, e che non vorrebbero mai che subisse un tale trauma. Noi siamo piuttosto per l’attesa, quella giusta e necessaria affinchè tutto possa svolgersi nel modo più sereno e protettivo per la nostra bambina. Insomma l’attesa non ci fa paura se è per il bene del bambino. E poi, come alla fine ha sottolineato la stessa vicepresidente della CAI, c’è pure il fattore incoraggiante che tra un po’ questa epidemia possa regredire e lasciarci tutti un po’ più liberi… e in questo caso, ben vengano percorsi di viaggio speciali, autorizzati e protetti, anche con quarantene dei genitori sul posto. Speriamo che la precipitosità di alcuni (genitori?) non abbia la meglio sulle necessità dei bambini”.

“Vi chiediamo di farvi portavoce di questa nostra riflessione verso chi sta valutando tali soluzioni”, ha concluso la coppia. E Ai.Bi., pubblicandolo in questo spazio, ha prontamente risposto. Sarebbe però interessante sentire, sul tema, più interventi. Pertanto incoraggiamo i genitori adottivi, futuri o già tali, a fornire il loro punto di vista, inviandolo alla mail direttore.aibinews@aibi.it. Il confronto di idee, soprattutto in una fase complessa quale quella che stiamo attualmente vivendo, è sempre positivo.