Abbiamo 67 anni entrambi, siamo sposati da 38: troppo tardi per pensare a un affido?

Buongiorno,

vi scriviamo perché con mio marito Ambrogio, durante questo periodo di rallentamento delle attività, ci siamo chiesti come poter essere ancora utili a qualche giovane.

Mi spiego: abbiamo 67 anni ambedue, siamo sposati da 38. In pensione ma molto attivi in parrocchia. Ambrogio ha fatto il geometra per tutta la vita, io sono stata insegnante di lettere alla scuola media. Abbiamo avuto 3 figli, da poco meno di un anno anche il piccolo di casa (28 anni) ha spiccato il volo. Abbiamo cresciuto i nostri figli senza grossi problemi e, a parte le fatiche adolescenziali, con serenità. Il lockdown ci ha permesso di parlare un po’ di più e ci siamo resi conto di sentirci ancora abbastanza “giovani” da non tirare i remi in barca dal ruolo educativo. Abbiamo letto dell’affido famigliare, ma ci sembra le accoglienze riguardino bambini abbastanza piccoli.

Noi siamo anche diventati nonni da poco e probabilmente dovremo dare una mano ai nostri figli nella gestione dei nipoti, quindi non ci sentiamo di impegnarci in un affido. Cosa altro potremmo fare per soddisfare questo nostro desiderio?

Grazie

Lucia

Cara Lucia,

come voi sono molte le coppie che, terminata l’attività lavorativa e con figli autonomi, sentono di poter dare ancora qualcosa a chi ha bisogno. Capisco che impegnarsi con un bambino piccolo potrebbe risultare faticoso, ma è un peccato che anche tanta esperienza venga “sprecata”. Deve però sapere che non sono solo i bambini piccoli ad avere bisogno di un’accoglienza famigliare. Non sono rari, infatti, i casi in cui ragazzi a pochi anni dalla maggiore età, si trovano in comunità educative. Questi ragazzi e ragazze, come facilmente si può dedurre, spesso non hanno legami famigliari al di fuori della comunità che possano garantire loro un riferimento certo all’uscita dal sistema di tutela con il compimento dei 18 anni. Inoltre alcuni di questi ragazzi chiedono espressamente di poter essere affidati ad una famiglia. Purtroppo però, formando le famiglie all’accoglienza affidataria, molto spesso incontriamo famiglie spaventate dall’adolescenza vista come un periodo di difficilissima gestione. Ma non è sempre così e soprattutto per un ragazzo che ha fatto un percorso in comunità educativa, bisogna sapere che, qualora lo si ritenga affidabile ad una famiglia, è perché ha fatto un percorso tale per cui gli educatori e i servizi ritengono abbia la possibilità di essere inserito in una famiglia senza grossi problemi. Inoltre voi ci insegnate che l’adolescenza non è solo un periodo contraddistinto dalla rivolta, ma è anche un passaggio stimolante, ricco di novità, di meraviglia. In alcuni momenti addirittura divertente!

67 anni. Davvero è troppo tardi per un affido?

Di cosa hanno bisogno quindi questi ragazzi? Di qualcuno che non solo li accolga in affido per l’ultimo periodo di tutela, ma di qualcuno che possa diventare un importante riferimento affettivo ed educativo nel loro percorso all’autonomia. Chi quindi lo può fare meglio di una famiglia “adulta”, dove una coppia con esperienza può essere anche supportata da figli adulti ed autonomi?

Questi ragazzi, che siano minori stranieri non accompagnati o meno, hanno un gran bisogno di un luogo sicuro, di attenzione, di affetto come qualsiasi persona. L’adolescenza è solo una parte di loro, ciò che potreste accogliere è quindi il desiderio di famiglia di un ragazzo o di una ragazza tanto forte da essere disposti a rimettersi in gioco in una nuova relazione… nonostante tutto.

Cristina Riccardi
Vicepresidente Ai.Bi. – Amici dei Bambini