“È stata dura emotivamente anche perché dal primo viaggio fino a dopo l’estate non avevamo più contatti con l’istituto ma Boris ha saputo aspettarci, non perdendo mai la speranza”

Adozione Internazionale. Russia “In istituto i compagni lo prendevano in giro, dicendo che non saremmo mai tornati a prenderlo”

Dopo quel primo viaggio, “Boris ci ha aspettato, non ha mai perso la speranza anche se in istituto i compagni lo prendevano in giro, dicendo che non saremmo mai tornati a prenderlo”. Chissà che viso orgoglioso e fiero all’uscita dall’istituto, questo bambino che tra poco compie 10 anni e che viene descritto dai genitori “gentile, dall’animo candido”. Ha atteso tanto tempo la sua famiglia, che per complicazioni della burocrazia ha a sua volta tardato il ritorno in Russia per portarlo a casa, con l‘Adozione Internazionale. Lui felice di partire per l’Italia, Maura e Federico commossi per essere finalmente arrivati al traguardo della loro lunga avventura adottiva, con un occhio di malinconia per i tanti ragazzi rimasti in istituto.

“Per quanto si arrivi preparati, la visita all’istituto quasi disturba – conferma la coppia che è stata seguita dalla sede Ai.Bi. di Melegnano – I ragazzi che abbiamo visto avevano l’occhio spento, non si può immaginare quanto se non lo si sperimenta. Ma è importante vedere per capire dove ha vissuto tuo figlio. La prima volta siamo andati al seguito della referente locale di AiBi: i ragazzini intorno ci fissavano, avevano capito che eravamo lì per adottare.” E così questi ragazzini per cui ancora non è arrivata una famiglia arrivano anche a maltrattare i compagni come Boris: sanno che uno di loro ce l’ha fatta, sanno che per loro c’è ancora da attendere o che le speranze possono ridursi, specie se sono grandicelli o adolescenti.

Primo viaggio per l’Adozione Internazionale: “Temeva di non piacerci”

E’ il dramma degli istituti di tutto il mondo che questa coppia ha potuto vedere, sperimentare, capire nel corso dei tre viaggi a Kemerovo, in Federazione Russa dove ad attenderlo c’era il loro figlio.

“Boris ci ha raccontato che quando ci ha visto gli siamo piaciuti – dice la mamma – : vedendomi un po’ tondina capiva che cucinavo bene a casa, con il che si deve essere tranquillizzato! Avendo però un occhio leggermente strabico temeva di non piacere a noi. Cosa che ovviamente non ha fatto alcuna differenza. Siamo stati contenti di vedere che Boris aveva conservato con cura l’album pieno delle nostre foto della casa, dei gatti e dei parenti – aggiunge Federico – Gli altri regali che avevamo mandato non c’erano più. Ma l’album era l’oggetto più prezioso: aggiungiamo foto ancora oggi, per continuare la nostra storia insieme”.

La storia di questa famiglia inizia nel 2019. “Abbiamo iniziato la nostra avventura nel maggio dell’anno scorso quando abbiamo conosciuto Boris per la prima volta. Poi purtroppo è trascorso molto tempo per arrivare all’udienza nel gennaio 2020 e alla partenza definitiva un mese dopo – racconta Federico – Siamo rientrati a fine febbraio di quest’anno da Mosca, con molta ansia per la pandemia quando ancora non era chiaro cosa stesse succedendo. Avevamo paura di non poter rientrare”. Fortunatamente il volo non fu cancellato e, una volta a casa, è iniziato il periodo di lockdown, difficile da spiegare a Boris che scalpitava per uscire. “All’inizio siamo stati sul vago perché pensavamo fosse una situazione temporanea, poi abbiamo con calma spiegato cosa stesse succedendo e lo ha accettato – spiega la mamma – Boris avrebbe comunque iniziato la scuola a settembre ma il fatto di non poter uscire ha limitato molto il suo divertimento e la sua curiosità. E’ vero però che aveva bisogno di tempo e si è goduto la famiglia”.

Dopo il primo viaggio e l’Adozione Internazionale: il lockdown

I mesi primaverili sono stati difficili per tutti, un po’ di più per Boris. “Sono stati mesi di adattamento non semplici: Boris era molto ansioso, dormiva male e faceva spesso sogni brutti, faceva fatica con la lingua italiana e quindi non si rilassava mai completamente. Poi piano piano tutto è passato”. I genitori sono stati molto pazienti e Boris ha imparato a fidarsi, complice anche il fatto che tutti e tre hanno trascorso molto tempo assieme.

Oggi Boris ha iniziato la scuola. ”Abbiamo scelto per lui una scuola piccola con una sola sezione, in più sono solo 15 bambini in classe – dice Maura – : abbiamo parlato con la maestra, credo che faranno tutti il possibile per accoglierlo. Entrerà in quarta elementare e avrà il suo tempo per recuperare”.

La storia di Boris, il passato, la vita in istituto sono gli aspetti più complessi da affrontare, come per ogni bambino che diventa figlio con l’adozione. “Sappiamo che non c’è stato alcun tentativo di recupero da parte della famiglia biologica nei tre anni scarsi in cui Boris è stato in istituto – dicono i genitori – Questo ha fatto sì che Boris oggi possa fare il confronto: ha capito cosa volessero dire famiglia, accudimento, gesti di affetto tra genitori, gentilezze tra le persone”.

Oggi tutti e tre guardano alle giornate passate con più distacco ma le difficoltà vissute non si dimenticano.

“E’ stata dura emotivamente anche perché dal primo viaggio fino a dopo l’estate non avevamo più contatti con l’istituto: scrivevamo mail e non avevamo risposte così che ci rendevamo conto non solo di quanto fosse difficile per noi l’attesa ma anche per il bambino, che non sapevamo se fosse informato o meno dei nostri messaggi. Così poco prima di partire abbiamo contattato la referente Aibi che si è prodigata per noi e abbiamo saputo che nostro figlio stava bene”.

A un certo punto Boris si inserisce nella telefonata e fa squillare la sua voce: le orecchiette con i broccoli sono il piatto preferito, ma non sa dire di no a ravioli, hamburger con il ketchup e anguria.

“Alle famiglie consigliamo di avere molta pazienza, di non mollare non farsi prendere dall’emotività altrimenti si crolla. La coppia deve essere solida – conclude Federico – A me stava per venire l’esaurimento nervoso! – aggiunge ridendo Maura- Comunque sì, serve tanta forza d’animo!”.