Affido. Yodit e Francesco: un amore che va oltre i pregiudizi

Una donna etiope accolta dall’Italia ha ricambiato abbracciando un bel bambino siciliano

Quella di Yodit e Francesco è una storia che abbatte ogni cliché, parlando di storie di accoglienza multietnica, che si tratti di affido o adozione. Lei, 47 anni, in Sicilia da 35, è infatti etiope per nascita e radici. Arrivata in Italia da bambina, dopo uno di quei viaggi della speranza oggi tristemente ben noti, in fuga da una situazione difficile, nel tempo si è costruita una vita nel suo nuovo Paese, si è inserita nel tessuto sociale che la ha accolta. Oggi svolge la professione di psicologa e mediatrice culturale e, di storie complicate, nella sua carriera, ne ha affrontate diverse. E, così, Yodit si è accorta che anche in quella terra che per lei, da bambina, era un approdo di speranza, c’erano e ci sono tante ingiustizie. Tante situazioni complesse.

Affido. Yodit e Francesco, un amore e il dono di una possibilità

Forse anche da questa consapevolezza è nata la voglia di accogliere, in affido famigliare, il piccolo Francesco. Un bambino italianissimo che la vita ha messo di fronte a dure prove: a soli sette anni ha passato metà della propria esistenza in una comunità. Senza l’affetto di una vera famiglia a crescerlo, accudirlo, rincuorarlo. Niente. Poi è arrivata Yodit. L’Italia le aveva offerto una possibilità, lei ha deciso di offrirla, a sua volta, a Francesco. E, così, è diventata la prima mamma affidataria di colore, nel belpaese, di un bimbo bianco.

“Era assente e chiuso in sé stesso – ha ricordato in un’intervista riportata da Tifosipalermo.it Yodit – nei primi mesi non mi sono neanche accorta del colore dei suoi occhi. Un giorno ho scoperto che erano verde smeraldo ed a un certo punto è scattato un legame che cresce ogni giorno di più”. La sua scelta, ha spiegato ancora, è stata “precisa. I bambini italiani sono quelli che rischiano più di tutti di rimanere in comunità. Ma avevo un grande dubbio: il piccolo avrebbe accettato una mamma nera? Così un giorno, poco dopo il nostro primo incontro, gli chiesi se avesse qualche curiosità su di me, sul colore della mia pelle. Eravamo al Giardino Inglese e avevo portato con me una cartina geografica, per mostrargli l’Asmara. Lui mi rispose di non avere nessuna curiosità. Compresi così che l’unica cosa che a lui interessava era di essere amato. Solo questo”.

Certo, non è sempre stata una situazione facile. “Quando ho conosciuto il caso del bimbo – ha spiegato infatti Yodit – c’erano tutti i presupposti per rifiutare. Le problematiche erano davvero tante, ma soprattutto mi sentivo inadeguata. I primi tempi, a fine giornata, piangevo, la mia paura più grande era di non essere all’altezza. Anche il mondo esterno non aiuta. Spesso la gente lo guarda come fosse un bambino diverso, ma non sono mai tornata indietro sui miei passi. La mia vita è cambiata, ma mentre io ho fatto consapevolmente questa scelta, per il bambino è più faticoso, vive in un mondo diviso fra due famiglie e racconta a tutti di avere due mamme. Un giorno mi ha chiesto perché sono nera, gli ho raccontato dell’Africa, degli animali e della natura. Per me è un rapporto senza scadenza. Solo il futuro ci darà le risposte. Ma l’esperienza dell’affido è unica, quello che si riceve è molto più di quello che si dà”.