Scuola. Dal 70% degli insegnanti un secco “no” al rientro in classe

La sopresa in un’indagine INAPP: oltre il 46% favorevole a usare la didattica a distanza anche dopo l’emergenza

No alla scuola in presenza e sì alla didattica a distanza almeno fino al mese di giugno. Lo sostiene il 70% degli insegnanti che, a questo punto, pare essersi rassegnato a un altro anno di lezioni a lontananza. A riportare questo dato è un’indagine dell’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) svolta su un campione di un migliaio di insegnanti di scuole e università italiane al momento della chiusura. Oltre 700, quindi, sono quelli che si sono espressi con un parere negativo su una ripresa delle attività.

Ma questa non è l’unica sorpresa. A emergere è infatti la volontà, espressa dal 46,5% del campione, di continuare a utilizzare la didattica a distanza anche quando l’emergenza sarà terminata. “L’analisi INAPP – racconta Il Sole 24 Oreha confermato poi gli storici nodi della nostra scuola, vale a dire organici insufficienti, inadeguata dotazione strumentale, insegnanti con la maggior presenza di over 50 tra i paesi Ocse: il 159% dei professori ha infatti più di 50 anni, e sono appena lo 0,5% i professori con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Un altro aspetto da evidenziare è una così ampia contrarietà dei docenti ai corsi estivi per il recupero degli apprendimenti, persi, in tutto o in parte, inquesti mesi, dai ragazzi”.

Scuola e rientro in classe: il dato che manca

“In Italia, a onor del vero – spiega ancora Il Sole manca un dato ufficiale sul gap formativo, considerato come lo scorso anno le prove INVALSI non sono state svolte (per quest’anno una decisione non è ancora stata presa). Il tema delle competenze è altrettanto centrale, visti anche i primi campanelli d’allarme che arrivano dalle indagini internazionali e che hanno evidenziato una perdita di apprendimentiforte, soprattutto in matematica e nella lingua madre, per effetto delle misure restrittive dovute al Covid-19 e delle lezioni da remoto, altrove meno prolungate che da noi. Sul punto, si rischia di ripetere lo stesso film di settembre, quando dovevano partire i corsi di recupero delle insufficienze di giugno. Ebbene, in tante scuole questi corsi non si sono proprio fatti. Ilperchè lo spiegano i presidi: ‘Per la contrarietà dei docenti, a fine estate, a svolgerli in presenza, dopo che il ministero dell’Istruzione li aveva considerati attività ordinaria’, e quindi non retribuita”.