Con il bonus Maroni aumenti fino a 700 euro al mese per chi rimanda la pensione

Secondo la bozza della Legge di Bilancio, i lavoratori che, pur avendone maturato il diritto, decideranno di posticipare l’andata in pensione, riceveranno in busta paga tutti i contributi previdenziali previsti. Gli aumenti vanno da 280 euro fino a oltre 700 euro al mese

Quando è stato presentato il DDL con le prime indicazioni rispetto alla Legge di Bilancio 2023, era stato sottolineato come, appunto, solo di indicazioni si trattasse, in quanto ancora mancava la bozza del testo vero e proprio che poi, a sua volta, deve passare alle Camere (dove può subire ulteriori modifiche) per ottenere l’ok definitivo.
Non deve stupire, dunque, se in questi giorni arrivano ulteriori anticipazioni che confermano o modificano ciò che era stato detto nel primo DDL.

Bonus Maroni: aumenti del 33% in busta paga

È successo così, per esempio, per quanto riguarda il cosiddetto “bonus Maroni” riguardanti le pensioni: già nel DDL la norma appariva come una buona notizia, promettendo un incremento dello stipendio per chi, nonostante il raggiungimento dei requisiti per andare in pensione, deciderà di rimanere al lavoro ancora per uno o più anni. Secondo quanto riporta Repubblica, però, la notizia è migliore di così, perché a essere riversati nella busta paga di chi rimanda la pensione dovrebbero essere non solo i contributi previdenziali che in genere sono a carico del dipendente (circa il 9%), ma anche quelli (più corposi, intorno al 24%) che sono a carico dell’azienda. In sostanza, semplificando: chi decide di rimanere a lavorare pur avendo maturato i diritti alla pensione, si vedrà riconoscere in busta paga tutti i soldi che, in genere, vengono destinati alla previdenza pensionistica. Così facendo, naturalmente, assegno della pensione e liquidazione, una volta che il lavoratore deciderà di ritirarsi definitivamente, non aumenteranno negli anni in cui avrà continuato a lavorare, ma saranno gli stessi maturati al raggiungimento del proprio diritto. Per i mesi in cui continuerà a lavorare, però, riceverà uno stipendio aumentato fino al 33%.
Al datore di lavoro, invece, non cambierà nulla, perché continuerà a versare la stessa cifra, contributi previdenziali compresi che però, come detto, andranno ad aumentare la busta paga.

Il bonus Maroni vale fino a 700 euro al mese

Chiaramente, se non interverranno ulteriori modifiche, per come è scritta ora la legge, gli aumenti saranno maggiori al crescere delle buste paga. Secondo il calcolo fatto da Repubblica, per chi ha uno stipendio lordo di 15mila euro, il netto in busta paga al mese potrebbe arrivare a crescere di 283 euro. Con 20mila euro annui, l’aumento mensile arriva a 367 euro, per salire ancora a 458 per redditi fino a 25 mila euro. Poi, via via, gli aumenti sono di 474 euro mensili per redditi di 30mila euro; 632 per redditi di 40mila euro e 711 euro al mese in più per chi guadagna 45 mila euro all’anno.
Da sottolineare, ancora, che durante il periodo di posticipo del pensionamento non verranno considerati gli adeguamenti periodici di rivalutazione in base all’inflazione.