Adottare in Africa. “Appena Kobby ha visto l’auto è voluto salirci sopra e lasciare l’istituto”

“Dopo un’ora e mezza giocava e rideva con noi, come se ci conoscesse da sempre”. Dal primo abbraccio in Ghana alla nuova vita in Italia: la storia di Valentina, Daniele e del loro figlio Kobby di appena 2 anni

Una storia d’amore e di famiglia, che arriva da lontano, dal cuore dell’Africa, ha preso vita.
Daniele e Valentina sono diventati papà e mamma di Kwabena, oggi due anni, un vivace bambino che da sempre, anche nel suo paese di origine, il Ghana, tutti hanno sempre chiamato affettuosamente “Kobby“. E dopo il battesimo, il prossimo 2 marzo, a Kobby sarà affiancato anche il nome Tobia.

Il percorso adottivo con Ai.Bi.

L’idea di adottare ha iniziato a farsi strada circa sei anni fa, un desiderio che ha portato i genitori a informarsi, a partecipare a corsi di preparazione fino a iniziare l’iter adottivo. Dopo aver incontrato Ai.Bi. cui hanno conferito il mandato, la sorte li ha portati in Ghana: la procedura ghanese, che prevede lunghi tempi di permanenza nel paese, non li ha spaventati.
“Siamo stati fortunati, tutto sommato – raccontano – perché i tempi tra abbinamento e partenza sono stati più brevi del previsto. D’altro canto essendo insegnanti, siamo riusciti a mettere insieme ferie, permessi, aspettative per poter stare via da casa circa tre mesi”.
Il viaggio in Ghana per Valentina e Daniele è iniziato nel giugno 2024: un’accoglienza calorosa da parte del referente Ai.Bi. ad Accra, all’arrivo in aeroporto un sabato sera che ha marcato il primo passo di un’avventura indimenticabile.
Siamo stati seguiti dal referente di Ai.Bi. con grande attenzione durante tutto il periodo – ha detto il papà -. Dall’aeroporto siamo subito andati nel villaggio in cui si trovava Kobby, a un’ora circa da Accra”.
L’incontro con Kobby è stato un’emozione forte, per quanto mamma e papà fossero stati preparati a un possibile avvicinamento graduale e lento con un bambino piccolo, ancora non in grado di esprimere paure e sentimenti di fronte a due persone mai viste prima.
“Ci avevano detto che l’incontro sarebbe stato graduale, ma Kobby invece ci ha sorpreso – dice la mamma – A parte una iniziale diffidenza, dopo un’ora e mezza giocava e rideva con noi, come se ci conoscesse da sempre”.
“Appena ha visto l’auto è voluto salirci sopra e lasciare l’istituto – aggiunge il papà – Certamente Kobby era affascinato da tante novità”.

L’inizio di una nuova vita insieme

E così quella sera Kobby ha dormito nella loro stanza, in un albergo vicino all’istituto dove la famiglia si è fermata per un paio di giorni: un piccolo gesto che ha segnato l’inizio di una nuova vita insieme.
Così è iniziata la nuova avventura che sarebbe durata circa tre mesi in Ghana, tra Accra e Cape Coast, una località sull’oceano.
Il primo periodo – la cosiddetta fase della creazione dei legami forti, definito appunto dalla procedura il periodo di “bonding” – è stato intenso, tantopiù che la famiglia ha dovuto soggiornare in un appartamento per un mese senza poter uscire di casa.
“Queste sono le regole, cui occorre abituarsi fin da subito – spiega il papà – Anche andare a buttare la spazzatura era diventato una festa!”

La crescita di Kobby

Tornato in Italia, Kobby ha iniziato a parlare, a esprimere le sue emozioni, a scoprire il mondo con occhi curiosi. La sua crescita è stata straordinaria, un piccolo miracolo quotidiano.
“È un bambino pieno di vita, ama correre, andare in bici, saltare –  dicono i genitori – altro aspetto molto positivo, l’attaccamento è stato profondo, è cresciuto giorno dopo giorno. Kobby ha creato un legame forte prima con la mamma e ora anche con il papà, per quanto sulla sua scheda si diceva che era un bambino diffidente”.
A proposito di diffidenza, oggi il bambino sta assaggiando cibi per lui nuovi e sta apprezzando la cucina italiana. “E pensare che durante il mese di bonding una cuoca veniva a casa per farci assaggiare cibi della cucina ghanese – dice il papà -: solo io e mia moglie apprezzavamo perché Kobby mangiava solo uova e riso e non sembrava gradire molto!”.
Daniele e Valentina sono felici di poter coccolare loro figlio a casa finché non entrerà alla scuola materna, anche con l’aiuto dei nonni.

Il tempi che occorre

“Ci piacerebbe condividere con le famiglie che andranno adottare in Ghana alcuni consigli – concludono – frutto della nostra esperienza ma probabilmente utili. Innanzitutto avere pazienza, perché occorre considerare una presenza nel paese di due mesi e mezzo almeno: dopo il mese di bonding, sono lunghi i tempi burocratici della sentenza di adozione e della produzione dei documenti”.
È inoltre fondamentale essere pronti a immergersi in una cultura diversa e adattarsi a situazioni inattese, “perché, ricordiamoci, non possiamo parametrare tutto all’Europa, alle nostre abitudini. Ma soprattutto serve creatività, voglia di sperimentare cose nuove insieme ai nostri figli: abbiamo dovuto inventarci di tutto nel mese dell’affiatamento. Facevamo perfino le gare di corsa nel corridoio di casa, inventavamo giochi nuovi perché Kobby era sempre pieno di energia. Si metteva davanti alla porta e chiedeva sempre di uscire!”

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it.
Ai.Bi. organizza periodicamente anche dei corsi pensati per dare alle coppie che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’adozione, dando loro le nozioni base sulla normativa di riferimento, le procedure da espletare, la presentazione della domanda di idoneità, ecc. A questo link si possono trovare tutte le informazioni relative al prossimo corso online “Primi passi nel mondo dell’Adozione Internazionale”. Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati

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