Crisi adozioni internazionali: ma si può fare qualcosa?

Niki ci scrive a seguito della lettura dell’articolo “Costi fino a trentamila euro e quattro anni di attesa: ecco perché l’adozione è diventata un tabù”, apparso la scorsa settimana su Vero:

Finalmente un articolo che rispecchia la verità, ma oltre alle critiche c’è anche una qualche possibilità di costruire qualcosa?

Cara Niki,

il punto che lei focalizza è fondamentale. Da più parti, lo vediamo molto bene ogni giorno sul campo grazie ai commenti di tutti coloro che come te ci seguono, si alzano grida di disperazione, di stanchezza, di sfiducia nei confronti di un iter troppo lungo e farraginoso, unitamente all’impotenza di molti davanti a costi che rendono proibitivo un atto di giustizia, sentito nel più profondo del cuore.

Lo abbiamo detto in tutti i modi: se non si cambia, e velocemente, le adozioni internazionali rischiano di finire entro il 2021. Questo il trend delineato da un vero e proprio crollo che ha portato i 6.237 decreti di idoneità del 2006 a ridursi drasticamente arrivando ai 4.277 del 2010 (e chissà quali saranno, quando definitivi, i dati del 2011).

Ai.Bi. è profondamente impegnata nella battaglia contro la crisi delle Adozioni Internazionali e ritiene che la svolta potrà avvenire, e quindi il trend potrà essere ribaltato, solo a fronte  di un profondo cambiamento culturale e procedurale.

Sul primo fronte è necessario che le famiglie adottive siano finalmente viste come una risorsa (e non come un onere e un soggetto da indagare), passando rapidamente da una logica di “selezione” ad una di “accompagnamento” e supporto. La coppia è infatti una grande risorsa che deve essere incentivata e non ostacolata nella sua disponibilità all’accoglienza.

Riguardo all’iter occorre semplificarlo, contenendo il numero di colloqui e trasferendoli quanto più possibile agli enti autorizzati e ai servizi locali, abolendo il ruolo dei tribunali. Da questo punto di vista l’Italia è l’unico Paese nel quale si delega a un Giudice il compito di valutare il grado di amore che una coppia può esprimere nell’accogliere un bambino. Questo è anacronistico, un vero retaggio medioevale.

C’è poi il nodo degli enti che in Italia sono troppi. Questo genera inefficienza e non consente di accedere ad economie di scala gravando, insieme all’eccesso di burocrazia e di passaggi, sui costi sostenuti dalle aspiranti coppie adottive.

Questi i punti principali della nostra ricetta. Per dare sostanza e concretezza a queste nostre proposte, come giustamente chiedi, stiamo lavorando a una proposta di legge che presenteremo in anteprima nel corso di due grandi appuntamenti, che avranno luogo nel mese di maggio: durante l’Open Day sulle adozioni internazionali che organizziamo in 11 città italiane per sabato 19 maggio e durante il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno.

Un grazie di cuore.

Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini