“Genitori disabili: adottare? Nessuno vuole saperne niente”

Cristina scrive:
Sono contenta che abbiate pubblicato questo articolo… Quale mamma adottiva divenuta disabile dopo la prima adozione e con desiderio di accogliere un altro bambino, ho trovato un’infinità di problemi e ho capito che le barriere difficili da abbattere non sono quelle architettoniche ma quelle mentali dei Servizi Sociali, del Tribunale dei Minori e, non da ultimo, anche di alcuni enti che, alla prima telefonata, non vogliono saperne nulla… E mi dispiace scriverlo, ma è la verità.

Cara Cristina,

ha ragione! La questione è delicata e possiamo accertarlo; non è raro che i Tribunali per i minorenni siano diffidenti verso alcune disabilità degli adottanti. Secondo quanto ci risulta il problema non si presenta tanto nel fatto di verificare se il genitore sia idoneo o meno ad adottare; il suo, Cristina, è infatti un caso di madre idonea già dichiarata.

Eccettuate le diffidenze dei Tribunali – proprio nelle scorse settimane abbiamo saputo di coppie che hanno fatto ricorso in appello contro idoneità negate per via della presenza di alcune disabilità in famiglia – si scopre che sono gli enti autorizzati a non volersi impegnare in un iter particolare e atipico come quello di una coppia diversamente abile, ed è forse la scoperta più dolorosa.

Non sempre però è mala fede. Se si mette da parte la disorganizzazione di alcuni enti autorizzati, ve ne sono diversi che possono pensare di accogliere questa categoria di coppie. Bisogna però prima trovare con sicurezza quale Paese straniero riuscirà a completare la procedura, una volta avviata. È questo infatti il principale problema: come porsi nei confronti dei Paesi esteri, dove non è scontato portare a termine procedure di questo tipo. Per questo si sente dire che le coppie con disabilità affrontano l’iter “a loro rischio e pericolo”.

Ma questa non è l’equità né la parità di trattamento che dovrebbe entrare in vigore nel sistema dell’adozione internazionale, e crediamo che per iniziare bene un iter di questo tipo ci si possa mettere, in via preliminare, a fare una verifica dei Paesi che accettano dossier di coppie diversamente abili.

Irene Bertuzzi, Responsabile Area Accompagnamento Adozioni Internazionali di Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini