Madre biologica e madre adottiva a confronto

Stella scrive:
Io non ho nulla da temere nel confronto con la madre di mio figlio. Le sono grata di averlo partorito in condizioni protette, di averlo sì abbandonato, ma contemporaneamente affidato alle istituzioni, in modo responsabile. Lei ha fatto la sua scelta, e le auguro di essere serena nel pensare che il bimbo che ha messo al mondo cresce amato nella sua famiglia. La provvidenza ha fatto in modo che, per una donna che non era capace di essere mamma, ce ne fosse subito pronta un’altra che non era capace di fare figli, ma ardeva dal desiderio di essere mamma. Sono io che ho goduto di ogni sorriso di mio figlio, che asciugo le sue lacrime, che gioisco delle sue conquiste. Lei non può portarmi via niente, non la temo, non la giudico, non mi sento superiore… Provo compassione, come lei potrebbe provarne per me e per le mie sofferenze passate e future. Per costruire la vita di mio figlio, siamo state necessarie entrambe.

Carissima Stella,

il suo commento colpisce per la maturità e la consapevolezza con le quali è scritto. Ci permettiamo allora di invitare alla lettura e alla rilettura di quanto è scaturito dalla sua esperienza senza nulla aggiungere a questa sua lettera carica d’amore per suo figlio e di rispetto per la donna che l’ha generato, per assimilare le componenti della realtà affettiva che lei descrive e che è quanto di più equilibrato e integrato si possa costruire per accompagnare un figlio adottivo nella sua crescita. Non manca nessuna figura di riferimento, non c’è frammentazione o oscurità e ciascuno è al proprio posto, nella funzione unica e fondamentale che ha avuto e che continuerà ad avere per il bambino.

Grazie per aver condiviso questa riflessione con noi e per averla donata a chi leggerà. Cos’altro è infatti la sostanza e l’origine dell’adozione, se non un continuo dono?

Un caro saluto,

Lisa Trasforini, psicologa e psicoterapeuta di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini