Colombia: in un anno aumentano del 30 % i minori in difficoltà familiare

suicidio_ninos_y_adolescentesI minori che vivono sotto la protezione dell’Instituto Colombiano de Bienestar Familiar, in Colombia, sono aumentati – solo nel 2012 – del 30,6%, portando a quota 80.290 i bambini presi in carico dall’ICBF.

18.826 casi in più rispetto all’anno precedente. Il 51% di questi sono femmine. E tra queste, il 45% ha dai 12 ai 18 anni.

E’ proprio questa l’età di alcune ragazzine di cui si sta molto parlando in questi giorni sui giornali e le televisioni del Paese. Si tratta di due vicende, avvenute a meno di 24 ore di distanza una dall’altra, che hanno attirato l’attenzione delle istituzioni e della società civile e politica. Una con una conclusione tragica, l’altra “a lieto fine”, per quanto “lieto” si possa considerare per un’adolescente finire in una struttura di accoglienza, anziché morire ammazzata in mezzo a una strada.

Allison aveva solo 17 anni, era scappata di casa diverse volte e soffriva di tossicodipendenza. È stata ritrovata morta per ferite di arma da taglio nel parco Cantarrana, nella località di Usme.

Lo stesso giorno, una domenica di inizio maggio, sono state ritrovate in una vecchia casa in periferia, 3 ragazze sue coetanee, della località di Engavità, anch’esse scappate di casa. Fortunatamente erano vive e, otto giorni dopo che erano state dichiarate disperse, sono state trasferite in una struttura d’accoglienza dell’ICBF.

Ma che cosa sta succedendo alle famiglie colombiane? Perché tanti ragazzi scappano di casa e fanno una brutta fine?

Marta Elena Ceron, psicologa criminologa dell’Associazione “Afecto” – che porta avanti lavori di prevenzione di abusi e violenze sessuali – spiega che questa fascia di popolazione ha quattro forme di gestire le situazioni avverse: affrontarle, paralizzarsi, scappare o neutralizzare il dolore, per non farsi fare del male.

L’esperta afferma che si deve cambiare il paradigma della genitorialità basata sull’autoritarismo: anche le scuole dovrebbero insegnare un modello che escluda la forza e la violenza.

Un indicatore affidabile che mostra come il modello attuale sia tutt’altro che accettabile, è l’alta percentuale di bambine e giovani – non solo all’interno del sistema di protezione dell’ICBF – che ha conosciuto, fin dai primi anni di vita ,storie di abuso, negligenza e persino abusi sessuali proprio da familiari, all’interno della loro casa.

Una buona parte di queste casistiche finisce con giovani che trasgrediscono la legge, che lasciano la scuola, che si drogano o con ragazze madri giovanissime.

Gli adolescenti rappresentano sempre più un gruppo sociale vulnerabile, che desta le preoccupazioni delle famiglie e dello Stato colombiani.

“Storie come quelle di Allison mostrano come, sin da piccoli, ai bambini manchino quelle reti protettive necessarie per crescere senza sentirsi minacciati o in pericolo”, ha dichiarato Camilo Domínguez, direttore della Protezione del Benessere.

Una proposta viene dall’avvocato Carlos Tejeiro, direttore della cattedra dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Università delle Ande, che considera importante ripensare le linee guida dell’ICBF soprattutto sugli adolescenti. “Gli interventi non devono necessariamente essere basati sulla protezione, bisogna invece focalizzarsi sulla prevenzione, e su questo punto abbiamo ancora molta strada da fare”, conclude.

 

http://www.eltiempo.com/justicia/crecen-casos-de-menores-protegidos-por-el-icbf_12781080-4