Vorremmo prendere un bambino in affido, ma come non affezionarsi troppo a lui?

Buongiorno mi chiamo Rossella, e, insieme a mio marito, ci piacerebbe intraprendere un’esperienza di affido familiare. Finora ci ha bloccati il timore di affezionarci a tal punto al bambino, da non riuscire poi a separarcene senza dolore quando dovrà tornare nella sua famiglia d’origine. Sappiamo che, in alcuni casi, i rapporti possono continuare ad esserci ma siamo un po’ indecisi nel voler affrontare tale esperienza.

Grazie

 

PELLINI2Cara Rossella,

l’affido è un’esperienza di accoglienza rivolta a minori da zero a 18 anni che per diverse ragioni vivono fuori dalla famiglia d’origine. L’obiettivo dell’affido è il reinserimento dei bambini nelle loro famiglie, una volta risolte le difficoltà.

Le sue paure, però,  non sono da sottovalutare;  a tanti come lei l’affido fa paura, il pensiero “poi te lo portano via”, incute  timore alle persone che, molte volte, si avvicinano all’affido con istanze più o meno velatamente adottive.

Spetta agli operatori formare ed orientare con professionalità e chiarezza a ciò che è veramente un progetto di “accoglienza familiare temporanea”. E’ necessario che il bambino non si trovi mai tra due affetti contrastanti, ma possa allargare la sua prospettiva a due famiglie che lo amano sotto punti di vista differenti e con attese e aspettative diverse, purchè a tutti siano chiare e condivise le prospettive e i tempi.

Il  minore non si deve sentire responsabile della infelicità degli adulti, ma deve essere colui che riceve amore. (spesso i bambini si sentono responsabili dell’inadeguatezza dei genitori facendosene carico)

E’ compito degli adulti e degli operatori gestire le attese, le aspettative e i progetti del bimbo ma soprattutto i suoi sentimenti, sicuramente imprevedibili ma sui quali attraverso l’accompagnamento, si può intervenire.

L’accoglienza familiare non può trascinarsi oltre al tempo strettamente necessario, ma, da genitore affidatario, posso serenamente affermare che i bambini che entrano nelle nostre case e nei nostri cuori possono uscire dalle prime ma non dai nostri pensieri e sapere che sono tornati sereni con i loro genitori è ciò che di meglio possiamo sperare per loro ed esserne felici.

L’accoglienza  familiare è un profondo gesto di solidarietà per il bene assoluto del bambino. E’ questo ciò che dovrete fare qualora decidiate di intraprendere questo percorso, difficile ma al contempo ricco di esperienze che vi resteranno per tutta la vita.

In bocca al lupo!

Cristina Riccardi

 Membro del consiglio direttivo di Ai.Bi. con delega all’accoglienza familiare temporanea