“Quanto costa una adozione presso l’ARAI? 40 mila euro!

Salve,


ho appena dato mandato ad ARAI, l’unica cosa ben fatta della Polverini. Trovo scandaloso l’attacco a una struttura pubblica solo perché rappresenta la concorrenza o l’invidia di chi non ha potuto assegnare il mandato beneficiando di tale servizio. Trattandosi di bambini, è davvero vergognoso che si stia qui a puntare il dito. Sarebbe come dire, chiudete l’Ospedale Bambino Gesù perché è in perdita e venite nella nostra clinica privata perché i nostri bilanci sono in attivo. Gentile sig. Crinò, ma Lei scusi, quanto guadagna piuttosto? Piuttosto faccia più attenzione a chi ha proposto ad Ai.Bi. di sostenere i costi dei bisogni medici di alcuni vostri bimbi raccontati nella lista “speciale” ed è stato ignorato. Come mai non accettate donazioni per aiutarli? Mistero… Forse non è vostro interesse il bene del bimbo nel suo complesso, ma curarne la sola adozione, poiché è solo quella la fonte e lo scopo del vostro business.

 

 

CRINO (2)Gentile signor Erasmo,

la ringrazio per averci scritto. Abbiamo avuto modo di ascoltare altre volte obiezioni simili alle sue, anche perché, a una prima analisi, risultano del tutto logiche.

Le chiedo però di provare a considerare alcuni elementi.

A quanto mi risulta, l’ARAI non è affatto in perdita né lo è stato in passato.

Ci preoccupa invece un’altra questione: se un’adozione con l’ARAI finisce con il costare, tra contributi pubblici e pagamento delle coppie adottive, più di quanto costa con un Ente autorizzato privato, ovviamente a parità di requisiti qualitativi richiesti dalla Commissione Adozioni internazionali, tutto questo si traduce in un uso inefficiente di denaro pubblico.

Facendo i conti sui dati di bilancio pubblicati dalla stessa ARAI, il costo di un’adozione con l’ente pubblico piemontese supera i 40mila euro, coperti appunto in parte dalle coppie adottive, che all’ARAI si rivolgono, e in parte dai contributi pubblici che l’ente riceve. Questo costo è pari a circa il doppio del costo medio di un’adozione.

Il problema allora, per tornare al suo paragone, non è che l’ospedale Bambino Gesù è in perdita, ma che la stessa operazione costa il doppio rispetto al policlinico Gemelli. Appunto, a nostro avviso, un utilizzo di denaro pubblico che dovrebbe essere reso più efficiente.

Vengo ora alle altre sue osservazioni.

Per darle un termine di paragone, il mio compenso lordo annuo è inferiore a 50mila euro. Lascio a lei, se vuole, il confronto con altri compensi per incarichi simili, compreso quello del direttore dell’ARAI che, in ossequio ai doveri di trasparenza negli enti pubblici, è riportato sul sito dell’ente.

Non mi è chiaro quanto lei scrive riguardo “i bimbi raccontati nella lista speciale”, le sarei anzi grato se volesse darmi ulteriori ragguagli in merito. Posso però assicurarle che l’adozione non è l’unico scopo delle nostre attività. Lo dimostra il fatto che, nel bilancio 2012, i proventi relativi all’adozione internazionale sono stati pari a € 2.800.000 a fronte di 8,5 mln di proventi totali. Una parte significativa delle nostro lavoro è costituito da tutti i minori fuori famiglia, siano essi adottabili o meno, e i progetti che realizziamo nel mondo sono ben più ampi delle sole procedure adottive. Non credo quindi che la ragione per cui avremmo rifiutato queste donazioni possa essere attribuito al motivo da lei ipotizzato.

Spero con queste righe di essere riuscito a chiarire un po’ meglio le nostre posizioni. Ogni confronto è sempre benvenuto, soprattutto su temi come l’efficiente utilizzo del denaro pubblico, che credo siano un interesse comune di tutti noi cittadini.

 

Antonio Crinò

Direttore Generale di Ai.Bi.