Appello al Ministro Kyenge: “Le famiglie italiane sono pronte per accogliere i profughi, ma urge una cabina di regia”

kyengeEmergenza migranti: le Associazioni sono scese in campo tempestivamente, la società civile sta rispondendo di slancio, con la capacità così tipica del nostro Paese di reagire con generosità e solidarietà di fronte alle grandi tragedie. E il Governo dov’è?

All’indomani dell’appello pubblicato sul sito di Ai.Bi. e la partenza del progetto “Bambini in alto mare” è cominciata la gara di solidarietà. E’ bastato un annuncio e la reazione è stata immediata, da tutta Italia.

Gli operatori di Ai.Bi., sono attivi sul territorio, in missione a Lampedusa e in Sicilia, e contemporaneamente in tutte e 15 le sedi italiane, per attivare la rete dell’accoglienza.

Ma la cabina di regia dov’è?

Chi coordina le associazioni impegnate sul campo? Chi articola un piano di collegamento fra le varie forze?

L’iniziativa deve partire dal Ministero dell’Integrazione”, dice con chiarezza Marco Griffini, presidente di Ai.Bi.. “Il problema non sono i soldi, da questo punto di vista possiamo arrangiarci da soli senza scomodare il Governo. Non è certo la generosità e la disponibilità della gente comune quella che manca. È bastato lanciare il primo annuncio del progetto e la risposta è stata subito enorme, da tutta Italia. Manca il coordinamento!».

A Lampedusa il ministro Cécile Kyenge ha usato parole forti: “Siamo qui per assistere all’ennesima strage. Spero che non succeda mai più. Occorrerà rivedere la normativa sull’immigrazione, il reato di clandestinità. Nei prossimi giorni si riunirà il tavolo interministeriale, dovrà essere riesaminata la Bossi-Fini. La norma va cambiata, non ci deve essere un approccio repressivo ma accoglienza”.

Se la parola accoglienza deve avere un senso concreto, occorre avere immediatamente direttive precise e un contesto organizzativo chiaro, per poter fronteggiare i problemi. L’iniziativa non può che partire dal Ministero dell’Integrazione.

Per questo Ai.Bi. ha scritto una lettera aperta al Ministro Kyenge, a nome di tutte le famiglie e gli italiani che vogliono impegnarsi. La generosità certo non manca, ma occorre organizzarla.

Egregio Ministro Kyenge,

l’associazione Ai.Bi., Amici dei Bambini, all’indomani della tragedia di Lampedusa, ha approntato un piano di solidarietà ed emergenza: Bambini in alto mare, che punta sulle famiglie, cuore identitario dell’Associazione, e sulla loro capacità di accoglienza.

 L’attenzione di Ai.Bi. si rivolge in particolare ai più deboli fra i deboli: le mamme sole e i minori non accompagnati.

Per poter essere efficaci nella nostra azione urgono indicazioni coordinate e precise su come smistare gli ospiti del Centro di Prima Accoglienza.

Urgono referenti precisi, risposte rapide e un contesto organizzativo chiaro. Per questo ci rivolgiamo al Governo italiano e al ministero dell’Integrazione, e delle Politiche Sociali.

L’8 ottobre scorso i ministri degli interni dell’Ue hanno accolto positivamente la proposta della commissaria Ue agli Affari interni, Cecilia Malmstrom, di dare vita a una task force che che colleghi le diverse iniziative sull’immigrazione.

 Della task force, faranno parte, oltre alla Commissione europea e a Frontex, l’agenzia Ue per l’Asilo, Europol e anche gli Eas (‘External Action Services’).

 Anche in quel contesto è stato ribadito che sarà avviato «un processo», non «per far chiacchiere», ma per «centrare gli obiettivi».

 Perché l’Italia cuore e centro dell’emergenza tarda a darsi una cabina di regia? In passato, lavorando in contesti più organizzati, abbiamo avuto la possibilità di fronteggiare immediatamente i problemi, con un vero coordinamento fra Ong, in modo che da evitare inutili sprechi di risorse.

Chiediamo al Ministro per l’integrazione e le politiche sociali che sia subito istituita una task force in grado di coordinare e gestire lo sforzo delle associazioni, del volontariato, della società di civile nell’emergenza attuale, coordinandosi con tutte le realtà territoriali italiane già attive.

 L’intervento di Ai.Bi. parte da una Comunità di Pronta Accoglienza per minori stranieri non accompagnati, capace di intervenire entro 24 ore dalla segnalazione.

Attendiamo, in primo luogo, urgenti indicazioni su come potranno essere smistati gli ospiti del Centro di Prima Accoglienza.