Canale di Sicilia: soccorsi altri 800 migranti nella notte. Il Governo cerca case dai privati

073402142-53e07e61-51b3-45a8-b8da-5264291a7bbcContinuano incessanti gli sbarchi nel Canale di Sicilia. Quattro interventi di soccorso nella notte, tratte in salvo centinaia di persone. Ieri altri 127 eritrei arrivati a Lampedusa, dove la tensione è altissima e i superstiti dei naufragi attendono di essere trasferiti da oltre venti giorni. I centri di accoglienza sono al collasso in tutta la Sicilia, bando del Viminale rivolto ai privati per trovare spazi: trenta euro al giorno a migrante per chi offrirà un tetto dotato dei principali comfort.

A Lampedusa  rifiutano il cibo da due giorni, a Trapani hanno bloccato l’ingresso del centro, a Caltanissetta hanno bloccato il traffico sulla statale. Dopo la rivolta di Mineo, i profughi “prigionieri” nei centri di accoglienza siciliani protestano da un capo all’altro dell’isola. Non ne possono più di stare rinchiusi in strutture che ospitano il doppio, se non il triplo delle persone previste. Ma soprattutto non ne possono più di stare in attesa di risposte che nessuno dà loro.

“Perché siamo ancora qui dopo tre settimane dal naufragio?”, chiedono i 157 superstiti eritrei della tragedia di Lampedusa del 3 ottobre. “Perché non ci danno ancora il riconoscimento dello status di rifugiati?”, chiedono le donne somale ospitate al Cara di Pian del Lago a Caltanissetta. “Come pensano che possiamo vivere con un budget giornaliero di 2,50 euro? “, protestano i nigeriani del Cara di Salinagrande. E nessuno risponde loro perché quasi sempre nessuno sa cosa rispondere. Cosa si può rispondere ai 157 superstiti del naufragio che al centro di prima accoglienza di Lampedusa avrebbero dovuto rimanere non più di tre giorni?

La verità è che i centri di accoglienza di tutta la Sicilia ormai scoppiano e che di posti disponibili nel resto d’Italia non ce n’è, sia perché gli arrivi sono continui e superano di gran lunga la disponibilità, sia perché le procedure e le commissioni incaricate di pronunciarsi sull’asilo politico sono assolutamente inadeguate.

Sono 800 le persone tratte in salvo solo questa notte nel Canale di Sicilia dai mezzi impegnati nell’operazione Mare nostrum: circa 400 i migranti soccorsi da due navi della Marina militare, due motovedette della Guardia costiera salpate da Lampedusa hanno preso a bordo 250 migranti che erano su un barcone in difficoltà a 25 miglia dall’isola. E ancora un pattugliatore d’altura della Guardia costiera ha soccorso 95 eritrei a 103 miglia a sud-est di Lampedusa, mentre un mercantile battente bandiera panamense, dirottato nella zona dalla sala operativa del comando delle Capitanerie di porto, ha soccorso e preso a bordo 80 migranti che erano su un barcone in difficoltà a 110 miglia a sud dell’isola. Alcuni migranti saranno trasferiti a Lampedusa.

Per altri si stanno valutando altre destinazioni. Un numero destinato a crescere, tanto che ieri il Viminale ha dovuto alzare bandiera bianca e chiedere alla prefettura di Agrigento, “in virtù del continuo afflusso di cittadini extracomunitari che giungono in provincia”, di rivolgersi ai privati per cercare sulla costa meridionale della Sicilia strutture da adibire a centri temporanei di accoglienza.

E gli uffici diretti dal prefetto Francesca Ferrandino ha già predisposto uno schema di convenzione da proporre a quanti possiedono strutture idonee all’accoglienza. In cambio di assistenza alla persona, fornitura di beni, servizi di gestione ammini-strativa, servizi di assistenza sanitaria, di pulizia e igiene ambientale e della erogazione dei pasti avranno 30 euro al giorno per ogni ospite.

Nei prossimi giorni, appena arriveranno le prime disponibilità bisognerà passare al vaglio le strutture, verificarne la loro idoneità e la capacità di ospitalità dei titolari. Perché non bastano case, villette, residence, palazzine, occorre anche chi sia in grado di gestire questi ospiti speciali. A Lampedusa, dopo i nuovi arrivi di ieri (127 eritrei intercettati dalla Guardia costiera quando il loro barcone era a sole sette miglia dall’isola), uniti a quelli di stanotte, la tensione al centro di accoglienza è altissima. Nonostante i trasferimenti dei giorni scorsi, non c’è posto per tutti nelle camerate delle palazzine agibili e sono ancora in tanti a dormire fuori o nel cassone di un camion posteggiato in contrada Imbriacola. Ieri sono arrivati altri 19 bambini e 63 donne (tre delle quali incinte). I più insofferenti sono i superstiti del naufragio del 3 ottobre. Quasi tutti hanno perso parenti e amici, quasi tutti sono in condizioni psicologiche delicatissime, tutti sono già stati identificati, ma di trasferimenti nessuno parla.

Il loro portavoce è don Zerai, il sacerdote eritreo che è andato a trovarli subito dopo la cerimonia di commemorazione di lunedi ad Agrigento. “Sono frustrati  –  spiega  –  per il fatto che non stanno ricevendo risposte, né l’assistenza dovuta. Sono stati vittime di un naufragio drammatico e ora si chiedono che fine ha fatto la disponibilità del sindaco di Roma, ad accoglierli. Molti di loro non vogliono rimanere in Italia, ma vorrebbero raggiungere i loro familiari nel Nord Europa. Inoltre la situazione umanitaria nel centro di accoglienza resta molto grave e molti di loro non hanno superato il trauma psicologico del naufragio “.

Aspettano da mesi anche i somali ospitati nel centro di accoglienza di Pian del lago a Caltanissetta. Ieri una ventina di loro, soprattutto donne, si sono stesi sull’asfalto della strada statale bloccando il transito anche con alcuni bidoni. Così come a Mineo, una sola commissione territoriale non basta a smaltire in tempi ragionevoli l’esame delle richieste di asilo politico. E nel frattempo, pasti a parte, vivono con un budget da 2,50 euro al giorno. Troppo poco per i nigeriani ospitati al Cara di Salinagrande che da ieri hanno bloccato il cancello del centro chiedendo almeno il raddoppio del “pocket money” previsto dal Viminale.

 

Fonte: Repubblica Palermo