Cooperazione: sondaggio, per gli italiani andrebbe incoraggiata

E’ la risposta che ha dato il tre quarti del campione di 2070 persone intervistato per Fratelli dell’Uomo, a titolo di donazione, dalla societa’ CRA Research. E’ un dato che fa riflettere, hanno riferito dall’associazione che festeggia oggi i suoi quarant’anni, “su come si colloca la percezione e la volonta’ della gente a fronte di un effettivo impegno del nostro governo che destina alla cooperazione solo lo 0,31% del PIL”. La capacita’ di promuovere lo sviluppo dei paesi del Sud raccoglie un livello di consenso del 66% e all’incirca lo stesso valore e’ raggiunto anche da chi sostiene che la cooperazione internazionale ‘e’ una buona strategia per ridurre l’immigrazione’. La risposta ‘non mi ispira particolare fiducia” ha raccolto un accordo di poco inferiore al 50%, espresso soprattutto da chi ha un basso titolo di studio e un’eta’ avanzata. Un profilo analogo e’ quello che connota la maggioranza di coloro che condividono l’idea che la cooperazione, in questo periodo di crisi, sia uno spreco di soldi (il 34%).

Agli intervistati sono stati sottoposti una serie di comportamenti praticati dalle persone per sostenere la cooperazione: i piu’ citati sono stati ‘l’acquisto di prodotti del commercio equo e solidale’ (34%), adozione a distanza’ (34%), ‘volontariato’ (33%). ‘Boicottare i marchi che sfruttano i paesi del Sud’ (27%) supera per adesioni la scelta di ‘Donare soldi in parrocchia’ (25%) e alle ‘associazioni di cooperazione internazionali (23%)’: uno scarto modesto ma significativo, poiche’ denota l’attenzione rivolta dai cittadini alla responsabilita’ sociale delle grandi aziende. La ‘Revisione del proprio stile di consumo’ e ‘L’appoggio ad associazioni del Sud del mondo’ sono intorno al 20% di scelte. L’opinione nei confronti delle cause della poverta’ dei paesi poveri vede il 55% indicare l’attuale modello di sviluppo come causa principale. Una risposta che quasi certamente e’ influenzata dalla crisi economico finanziaria che investe le nostre economie.

Favorire lo sviluppo del paese da cui partono gli immigrati è, tra le 3 modalità proposte per affrontare l’immigrazione, quella con il maggior numero di risposte 64%; soprattutto da parte di laureati, diplomati e 45-54 anni. Il 23% ha indicato la limitazione degli ingressi agli stranieri (con un’accentuazione tra i pensionati). Il 13% ha indicato che va favorito il dialogo a partire dal mondo della scuola.

L’indagine ha evidenziato come il titolo di studio sia la variabile socio-demografica che maggiormente discrimina atteggiamenti e comportamenti sia nei confronti della cooperazione sia della immigrazione. Un atteggiamento piu’ chiuso e diffidente è evidenziato da coloro che hanno un titolo di studio inferiore e un’età avanzata. Per quanto riguarda l’eta’ si nota come siano i più giovani a essere attenti a questa tematica insieme a chi appartiene alla fascia di eta’ 45-54 anni.

(Fonte: Agi)