Neve e gelo nei campi profughi, a rischio milioni di rifugiati

neve in siria2Un nuovo nemico sembra aver dichiarato guerra al popolo siriano. Oltre al conflitto, che prosegue ormai da quasi 2 anni e ha provocato centinaia di migliaia di morti, ora ci si mette anche il freddo. In questi giorni il Mediterraneo orientale è flagellato da tempeste di neve, intense precipitazioni e gelo che stanno mettendo a dura prova la resistenza di chi vive nelle case danneggiate dalla guerra in Siria o nei campi profughi allestiti nei Paesi confinanti.

Il dato più drammatico riguarda la morte di 2 bambini sopraffatti dal gelo: un neonato di Aleppo, vinto dal freddo nella sua casa danneggiata dalle bombe, e un altro bambino di Rastane, nella provincia di Homs.

La situazione all’interno del Paese si fa di ora in ora più drammatica. Non c’è cibo – ha riferito Yazan, un attivista anti-regime che vive in uno dei quartieri di  Homs assediati dall’esercito da 550 giorni –. La maggior parte delle persone sopravvive con le olive. Non c’è pane”.

Il maltempo ha anche bloccato il transito dei sostegni umanitari nel Paese, mentre la Coalizione nazionale dell’opposizione siriana chiede forniture di combustibile per le zone più disagiate, alcune delle quali non raggiunte dagli aiuti internazionali.

Non va meglio nei campi profughi in cui vivono 2,3 milioni di siriani sfuggiti ai bombardamenti e ai soprusi. Le tempeste di neve stanno colpendo anche Libano, Giordania, Iraq e Turchia. In particolare il Libano ospita 838mila rifugiati siriani, molti dei quali all’interno di tendopoli improvvisate, non progettate certo per resistere per anni a qualsiasi condizione atmosferica. Per questo diventano forni in estate e congelatori in inverno. E in questi congelatori ora ci sono persone che, sfuggite a una guerra, sono costrette a vivere ancora di stenti e sofferenze. Sono 120mila quelle sistemate in condizioni precarie nella Valle della Bekaa, dove l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati ha distribuito materiale per rinforzare le tende, coperte e stufe.

Non è meno facile la situazione in Giordania, dove il totale dei rifugiati siriani supera ormai abbondantemente il milione e 300mila unità. Nella sola giornata dell’11 dicembre ne sono arrivati altri 700.

In Turchia, dove nevica da giorni, nei campi profughi spesso non si riesce ad accendere il fuoco, la legna non brucia, le tubature e l’acqua ghiacciano. Anche qui si è registrata la morte di una bambina.

Amici dei Bambini, in collaborazione con l’associazione Syrian Children Relief, cerca di portare un po’ di conforto ai bambini siriani rimasti in patria, per garantire loro il diritto di sentirsi a casa nel proprio Paese. Ai.Bi. sostiene le famiglie povere che accolgono orfani di guerra, acquistando beni di prima necessità e offrendo supporto psicologico e sanitario.

 

Per conoscere meglio il  progetto “Bambini in Alto Mare” di Ai.Bi. clicca qui