Coppie bloccate in Congo: se solo gli Enti fossero stati più trasparenti!

Buongiorno,

mi chiamo Carlo, io e mia moglie siamo tornati da pochi mesi dalla Colombia. E’ li che ci aspettava il nostro bambino “speciale”, che ci ripaga di ogni inciampo e di ogni difficoltà vissuta.

Ogni storia di adozione è diversa dall’altra, ma sicuramente ciò che le accomuna tutte sono le attese, le speranze, i documenti da produrre; ci sono i servizi sociali e gli Enti autorizzati che, in teoria (ma non sempre in pratica, purtroppo), dovrebbero essere “la luce” dentro ad un lungo tunnel che altrimenti rischia di non avere più uscita.

Io non conosco in dettaglio la vicenda delle coppie bloccate in Congo, ma conosco la situazione del Paese, perché anche noi abbiamo rischiato di finire in quell’inferno. Ritengo sicuramente che da parte di alcuni Enti sia stato prematuro voler tornare a tutti i costi in Congo senza fornire tutte le informazioni agli aspiranti genitori, visto che già in precedenza le procedure erano state bloccate per motivi non chiari. Se solo ci fosse stata più chiarezza e maggior professionalità forse, dico forse, le cose sarebbero andate diversamente.

Grazie

Carlo

 

VALEGBuongiorno Carlo,

ho letto con molto interesse il suo commento e vorrei raccontarle in maniera più precisa come si sono svolti i fatti in Congo.

Lei parla di maggior chiarezza e professionalità da parte degli Enti Autorizzati, e quindi ci sentiamo inevitabilmente chiamati in causa.

Ci tengo innanzitutto a rassicurarla circa la serietà della nostra Associazione, Amici dei Bambini, che da quasi 30 anni si occupa di adozioni internazionali, seguendo passo passo le tante famiglie che si affidano a noi.

In secondo luogo, vorrei precisare che le nostre coppie recatesi in Congo – ben sei, da ogni parte d’Italia – facevano tutte parte della lista ufficiale delle 55 famiglie rilasciata il primo ottobre 2013 dalla Direction Gènèrale de Migration che, avendo svolto regolarmente l’intero iter adottivo, disponevano dell’autorizzazione della Commissione interministeriale congolese rilasciata già prima del blocco, e che pertanto erano state autorizzate a partire dal governo congolese. Non solo: anche successivamente al blocco, le coppie hanno ricevuto le rassicurazioni da parte della Ministra Kyenge, di ritorno dalla missione a Kinshasa; rassicurazioni che – è sotto gli occhi di tutti – si sono rivelate prive di fondamento, almeno fino ad ora.

Quindi la loro partenza, per quanto ci riguarda, si è svolta nel pieno rispetto delle procedure, nonché delle necessarie garanzie.

 

Grazie

Valentina Griffini

Area adozioni internazionali di Ai.Bi.