La Carta di Lampedusa: verso un nuovo modello di accoglienza?

lampedusaSi è chiusa domenica 2 febbraio, dopo 3 giorni d’intenso lavoro, l’assemblea indetta da associazioni, movimenti e operatori umanitari finalizzata alla scrittura della “Carta di Lampedusa”, il documento che si propone di diventare un punto di riferimento condiviso da molti per riaffermare i diritti fondamentali di tutti: libertà di movimento, di scelta, di restare, di costruire il proprio progetto di vita.

Presenti sull’isola erano oltre 300 tra rappresentanti di associazioni italiane, europee e anche nordafricane, ma soprattutto esperti giuristi, operatori umanitari, movimenti, singoli e rifugiati che si sono fatti promotori di quella che “non è una proposta di legge o una richiesta agli Stati e ai governi, ma – si legge nel preambolo – è il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone”.

L’accoglienza più degna e la chiusura delle strutture di detenzione sono stati i temi più discussi all’interno delle 3 giornate di dibattito, come anche i concetti di confine e di frontiera, da dover superare riscrivendo la geografia euro-mediterranea.

“E’ fondamentale che l’Europa diventi una comunità di popoli e non si chiuda a fortezza. Lampedusa – spiega il sindaco Giusi Nicolini nel suo saluto all’assemblea – da anni affronta da sola grandi flussi umani e deve solo essere un modello di accoglienza e non un confine da militarizzare. Se da qui, da questa piccola isola – continua il sindaco – partono sogni, progetti, idee oltre alla Carta, non sarà impossibile che l’Europa immagini un profilo diverso dei suoi confini”.

Da oggi, infatti, è possibile sottoscrivere e promuovere la Carta, “poi si dovrà capire come queste idee possano generare una svolta sociale, culturale ma soprattutto politica – spiega Nicola Grigion, responsabile di Melting Pot Europa – nei modi e nei linguaggi e con le azioni che ogni firmatario riterrà opportuno”.

Il testo integrale della Carta di Lampedusa è consultabile sul sito di Melting Pot e sarà tradotto in tutte le lingue proprio per permetterne la sua conoscenza e diffusione. L’obiettivo dei promotori è quello di raggiungere un milione di sottoscrizioni partendo proprio dall’esperienza di Lampedusa, vittima consapevole e stanca delle politiche migratorie.

 

da Lampedusa, Maria Veronica Policardi (Ai.Bi.)