Siria. Il fallimento di Ginevra 2: e ora che succederà? Il progetto di Ai.Bi. a difesa dei bambini siriani

siria350Dovrebbero riprendere il 10 febbraio le trattative per risolvere la crisi in Siria, avviate con la Conferenza di pace a Ginevra e finora rivelatesi un clamoroso fallimento. L’unico, timido risultato della mediazione sembrava essere stata l’apertura di un corridoio umanitario per la città di Homs, duramente assediata dalle forza governative, dove donne e bambini continuano a morire – oltre che per i bombardamenti – di fame e malattia. Ma tuttora la situazione rimane in stallo.

Intanto, sul web continuano a rimbalzare ogni giorno migliaia di immagini drammatiche, che hanno per protagonisti sempre loro: i bambini. Le ultime, tragiche notizie provengono da Aleppo, e parlano di un raid dell’esercito guidato dal presidente Bashar al Assad, che avrebbe provocato 46 vittime civili, tra cui ben 13 minori.

A tre anni dall’inizio del conflitto, secondo le ultime stime dell’Onu, sono morte 113.000 persone, tra cui 11.400 bambini, un terzo dei quali al di sotto dei 10 anni. Martedì 7 gennaio, però, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), ha confermato che smetterà di aggiornare il numero dei morti della guerra in Siria, per difficoltà nel reperire informazioni obiettive fra le Ong che operano sul terreno: è quindi presumibile che il numero delle vittime sia incrementato in maniera significativa.

Sempre secondo le ultime stime disponibili, Le persone coinvolte dal conflitto all’interno dei confini siriani sono 9,3 milioni, quasi 4,3 milioni dei quali sono minori: 3 milioni fra questi sono sfollati. Una tragedia dalle proporzioni immani, dove a soffrire più di tutti sono i bambini, che quando non muoiono per violenze, rimangono comunque mutilati, shoccati o abbandonati a se stessi. Bambini sui quali ci si accanisce con brutalità inaudita: si dice che molti vengano arrestati arbitrariamente, torturati e abusati sessualmente durante la detenzione.

Secondo un rapporto dell’Unhcr intitolato “Fractured Families” (letteralmente, “Famiglie distrutte”), in oltre 70.000 famiglie di rifugiati non c’è il padre e più di 3.700 bambini sono rimasti senza entrambi i genitori. Spesso i minori sono costretti a lavorare nei negozi improvvisati all’interno degli stessi campi profughi, campi che hanno raggiunto ormai le dimensioni di vere e proprie città, come la “metropoli” di Zaatari, in Giordania. Tra i fenomeni allarmanti denunciati dall’Unhcr, anche la mancata registrazione all’anagrafe dei nuovi nati, che rischiano di rimanere delle non-persone.

Ora che i negoziati sono falliti, dunque, quali prospettive si aprono? Diverse organizzazioni hanno già richiesto a gran voce che sia consentito almeno di aprire dei canali di intervento che consentano di portare aiuti umanitari alle tante donne e bambini che patiscono le conseguenze di un conflitto più grande di loro.

In questo contesto, anche Amici dei Bambini sta cercando di fare la propria parte. Nella convinzione che la disperazione di tanti siriani alimenti i viaggi della speranza che spesso sfociano in tragedia al largo delle nostre coste, è stata già attivata la fase estera del progetto Bambini in Alto Mare. Secondo i dati del Ministero degli Interni, infatti, i migranti più numerosi sono proprio quelli di origini siriana: nel 2013 sono stati ben 11.300 i profughi fuggiti dalla guerra e approdati in Italia.

Ai.Bi., con il supporto dell’organizzazione partner Syrian Children Relief, è attualmente presente in decine di villaggi della provincia di Idlib, e nel campo profughi di Bab Al’hawa, dove sta realizzando interventi a beneficio della popolazione locale, in particolare fornendo sostegno alle famiglie povere dei villaggi che accolgono orfani di guerra e supporto medico attraverso 4 cliniche, limitrofe ai villaggi stessi.

Tenere desta l’attenzione sulla guerra in Siria è di vitale importanza, in un momento storico e politico così delicato: occorre frapporsi, per quanto possibile, fra i corpi fragili e indifesi di tante migliaia di bambini siriani e la pressa dell’ingiustizia umana che li schiaccia ogni giorno, nella sostanziale indifferenza del mondo.

Per maggiori informazioni sul progetto Bambini in Alto Mare e sull’intervento di Ai.Bi. in Siria, visita il sito dedicato. Non restiamo a guardare.