Lampedusa, come accogliere un profugo?

papa a lampedusaQuando la miseria, la fuga dalla guerra, la disperazione e la speranza in un futuro migliore bussano alle porte dell’Europa, quasi sempre passano da Lampedusa. Lo sa bene Papa Francesco che ha voluto incontrare la popolazione di quell’isola, lasciandole l’immagine di una figura paterna, attenta, venuta per ascoltare i racconti della gente, per capire cosa accade e per vedere come, quando si tratta di accoglienza, una piccola comunità riesca ad andare molto oltre le proprie possibilità.

A un anno dall’elezione al Soglio Pontificio, quella visita del Papa a Lampedusa, dell’8 luglio 2013, rappresenta uno dei momenti più toccanti di questi primi 365 giorni di pontificato. Una data che resterà impressa nella memoria dei lampedusani come quella del riscatto, in cui “la periferia” è diventata centro, un momento in cui Lampedusa ha potuto raccontare al Papa tutto ciò che quotidianamente fa per accogliere chi approda in cerca di una nuova vita.

Ad accompagnare Bergoglio tra quei luoghi di sofferenza, a volte di morte, ma anche di speranza, fu don Stefano Nastasi: “Porterò sempre con me – dice ricordando quel giorno –  l’immagine di Papa Francesco che si mette in ascolto. Ha parlato della ‘vostra accoglienza tanto umana e tanto cristiana’. Ha cercato di incontrare la comunità e leggere la storia a partire dal basso. Una cosa che spesso abbiamo dimenticato”.

Quel giorno, per la comunità di Lampedusa, non è mai finito, ma prosegue ancora oggi, grazie alla grande comprensione e alla vicinanza che Papa Francesco ha garantito anche dopo. Dopo la tragedia del 3 ottobre che fece centinaia di vittime al largo dell’isola, inviò l’elemosiniere: grazie a gesti come questo, ora “la comunità non si sente più distaccata da tutti” dice don Nastasi.

Nel frattempo, il suo posto di parroco a Lampedusa è stato preso da don Mimmo Zambito, che sta continuando il lavoro iniziato dal suo predecessore. “Nel cuore della gente è rimasto il metodo impresso dal Papa – racconta don Mimmo –, quello di verificare di persona, di incontrare le periferie, di ascoltare chi è in difficoltà”.

In aiuto alla comunità lampedusana, sono intervenute alcune associazioni, tra cui anche Amici dei Bambini, che ha avviato un programma di formazione per famiglie che vogliono accogliere minori stranieri non accompagnati.

“Curare, custodire e piangere – ricorda il neoparroco dell’isola – sono le linee guida su cui la comunità si è ritrovata a riflettere e che hanno ispirato l’agire verso chi si trova in difficoltà, soprattutto quelle coppie che vivono situazioni irregolari”.

 

Fonte: Avvenire (13 marzo 2014)