E’ assurdo farci perdere il diritto di adottare, perché non sponsorizziamo il Sad!

Siamo una coppia con un decreto d’idoneità in scadenza. A causa di un problema di famiglia abbiamo ritardato il conferimento dell’incarico a un ente autorizzato. Un mese fa ci siamo rivolti a uno di quelli presenti nella nostra regione, ma abbiamo scoperto con nostro grande disappunto che per poter essere ‘accettati’ da un ente che pagheremmo comunque, dobbiamo prima parlare in almeno due parrocchie dei progetti che questo ente ha in Africa. per cercare sostenitori. La questione ci è sembrata alquanto strana, ma abbiamo tentato lo stesso. Il guaio è che non abbiamo trovato un solo parroco disposto ad accoglierci, perché ciascuna parrocchia ha già associazioni che sostiene in altri progetti di Sostegno a distanza (SaD). Una cosa è certa. Tra due mesi perderemo l’occasione di realizzare il nostro desiderio di accogliere un bambino. Vorremmo sapere da voi se questo modo di operare, sia non tanto legale, ma moralmente corretto. Capiamo la necessità di aiutare i progetti in Africa, ma questa imposizione, comune anche ad altre coppie di nostri conoscenti, ci pare quanto meno una violenza.

Daniela e Andrea

 

IRENEBERTUZZICari  Daniela e  Andrea,

le riflessioni che avete fatto sono del tutto condivisibili: non è corretto imporre  alcunché  alle coppie che desiderano adottare.

Chi ha deciso di accogliere un bambino, ha il diritto di farlo in totale libertà senza essere condizionato. Sono perfettamente al corrente della modalità alquanto bizzarra  e credo proprio che ne sia al corrente anche la CAI, ma se le coppie che intendono adottare accettano, a malincuore o meno, di assecondare tali richieste, è evidente che la situazione non cambierà. Se le coppie continueranno a fare ciò che viene loro richiesto, non ci sarà alcuna possibilità di modificare questo modus operandi.

Ci sono altre richieste che diversi enti fanno, ma se le coppie sono conniventi, la strada percorribile non può essere che una: accettare o denunciare per cambiare.

Cordialmente,

Irene Bertuzzi

Area Adozioni Internazionali di Ai.Bi.