Russia: Se è vietato dalla CAI, perché gli enti dicono alle coppie di portare i soldi in contanti?

Buongiorno,

mi chiamo Francesco e sono un aspirante padre adottivo: in particolare, io e mia moglie sogniamo di accogliere un bambino russo. Da più parti, però, ho sentito che nella Federazione Russa è diffusa una prassi decisamente oscura. Alcuni enti, dopo aver ricevuto i regolari bonifici dalle coppie che hanno conferito loro il mandato, chiedono alle stesse di portare con sé nel Paese anche una certa somma di denaro in contanti.

Chiedo quindi  a voi, che siete di certo ben informati sull’argomento, di spiegarmi questo meccanismo. Vorrei essere il meno sprovveduto possibile ed evitare di sentirmi rivolgere una tale richiesta.

Mi domando se ci sia il rischio che questi contanti, sfuggendo a ogni possibile tracciabilità, vadano a finire chissà dove e a chi.
Tra l’altro mi hanno detto che la Cai non autorizza questo genere di prassi. 

Vorrei quindi sapere: perché, se la Cai lo vieta, gli enti dicono alle coppie di portare i soldi in contanti?

Grazie della vostra attenzione,

Francesco

 

RITRATTO-MARCO-GRIFFINI200Caro Francesco,

in effetti, come Lei stesso ha sottolineato, la Commissione per le adozioni internazionali non autorizza pagamenti in contanti, tantomeno se effettuati direttamente nei confronti del referente estero. A questo proposito, esistono le linee guida approvate nel 2008 e da lei citate nella lettera dicono anche che “I collaboratori dell’ente all’estero devono essere retribuiti per le loro prestazioni soltanto dall’ente. Le coppie in carico all’ente – si legge nella normativa – non possono fare da tramite per i pagamenti. L’importo e le modalità di pagamento delle prestazioni devono essere indicati espressamente nell’accordo di collaborazione tra l’ente e il collaboratore all’estero, al fine di garantire correttezza e trasparenza nella gestione dei costi delle procedure di adozione”.

Correttezza e trasparenza che, stando alle voci e alle mezze informazioni che anche voi riportate, sembrano talvolta non essere garantite al 100%.

In genere, chi chiede alle coppie di portare soldi contanti all’estero lo fa promettendo dei vantaggi nell’iter adottivo o evidenziando come questo sia l’unico modo possibile per realizzare una adozione in quel paese.  Apparentemente, quindi, senza alcun rischio, si porterebbe a termine presto e bene un’adozione che, altrimenti, richiederebbe più tempo. Ma attenzione! Spesso, chi accetta queste procedure entra in una spirale di ricatti che potrebbe proseguire per molto tempo. Gli intermediari potrebbero iniziare a chiedere sempre più soldi, motivando queste loro richieste con fantomatici ostacoli imprevisti. Una procedura semplice e veloce si trasforma in questo modo in un percorso a ostacoli, magari aggravato da qualche possibile fattispecie di reato, dal riciclaggio alla concussione, di cui la famiglia spesso neppure si rende conto.

Eppure, per evitare che tutto questo accada, sarebbe sufficiente che la Cai vigilasse maggiormente sulle norme che essa stessa ha emanato. Facendo rispettare le regole, la Commissione eviterebbe che i referenti all’estero possano chiedere continuamente soldi alle coppie e, in tal modo, garantirebbe la trasparenza economica del mondo delle adozioni.

In questo, anche le coppie possono fare la differenza.

Innanzi tutto, non posso che invitarvi ad affidarvi a un’organizzazione che non vi chieda niente di più di quanto è scritto sulla Carta dei servizi, un documento obbligatorio per tutti gli enti e che deve essere messo a vostra disposizione.

Se invece riceveste proposte “indecenti”, vi prego di comunicare quanto vi dovesse accadere alla Commissione adozioni internazionali, indicando il nome dell’ente e i possibili riscontri. Solo segnalazioni circostanziate, che ovviamente possono arrivare solo dalle coppie che si sono sentite rivolgere personalmente richieste di tal fatta, possono dare avvio a interventi incisivi e rendere così più sicura anche la vostra futura adozione.

 

Un caro saluto,

Marco Griffini

Presidente di Ai.Bi.