Nepal: è plausibile sperare nella riapertura delle adozioni?

Buongiorno, ho letto l’articolo sul Nepal, Paese nel quale vivono almeno 300mila i minori fuori famiglia.  Avendo visto con i nostri occhi la situazione di tanti bambini di strada a Kathmandu avremmo voluto adottarne uno, peccato che sia tutto bloccato da anni per gravi irregolarità da parte dei nepalesi. Ma non è possibile riaprire le adozioni internazionali?

Grazie,

Fabio

 

valentina GriffiniGentile Fabio,

ha ragione. Quando si vede con i propri occhi la realtà in cui vivono o sopravvivono tanti, troppi bambini non si rimane indifferenti. Non si può girare la testa di fronte ai milioni di bambini abbandonati, ma per non fermarsi ai proclami bisognerebbe che le varie Autorità centrali, insieme all’ Aja, si attivassero per mettere in atto una risposta concreta e fattiva per dare una famiglia ai bimbi che crescono negli istituti nepalesi, e rischiano di diventare maggiorenni lì dentro.

Purtroppo al momento la situazione è ancora in fase di stallo. Il Nepal ha rivisto, come richiesto dai membri della Convenzione dell’Aja, la propria legislazione interna per garantire una maggiore trasparenza degli iter e soprattutto il rispetto delle norme internazionali in materia di adozioni e diritti dell’infanzia.

Da parte nostra riteniamo che non si possa più restare a guardare, è tempo d’intervenire e le assicuriamo che siamo già attivi affinché si possa uscire da questa situazione di stallo il prima possibile. Speriamo anche che la CAI (Commissione per le Adozioni Internazionali)- finalmente nel pieno possesso dei suoi poteri, dopo l’avvenuta delega della Presidenza, passata da Matteo Renzi a Silvia Della Monica, decida di intervenire. Essere figli è un diritto per ciascun bambino, e non è una scusa la fragilità del sistema di protezione del Paese straniero: si deve lavorare per rafforzarlo.

Valentina Griffini

Direttore Area Estero di Ai.Bi.