Senza lavoro, al 7° mese di gravidanza: aiutatemi ad abbandonare la mia bimba!

Buonasera,
vorrei esporre il mio “problema”. Sono al settimo mese di gravidanza, felicissima di sentire muovere dentro di me una vita. Ma negli ultimi mesi le cose sono cambiate: sia io che mio marito abbiamo perso il lavoro. In casa non c è più serenità e non siamo in grado di poter provvedere alla piccola. Vorrei sapere se nel suo ospedale è possibile partorire e non riconoscere il nascituro: potrebbe dirmi quali son i passi da compiere? Le anticipo che sono una persona molto riservata e timida. Pertanto avrei difficoltà al momento del parto a far presente questa cosa alle ostetriche e vorrei sapere se fosse possibile organizzare il tutto, in modo che al momento già sanno tutto e io non debba dire o fare nulla. Abitando in una piccola cittadina sarei disposta a partorire a Roma. A chi potrei rivolgermi? La ringrazio per avermi ascoltata e mi scuso per averle fatto perdere del tempo a Lei prezioso, rimango in attesa di una sua cortese risposta!

Cordiali saluti

Lettera firmata

 

GIUDICE2Gentilissima lettrice,

è molto triste leggere che per problemi economici una mamma e un papà sono costretti a dare in adozione la propria bambina. Dolorosa, ma è comunque una scelta a favore della vita. Noi siamo un’associazione e non un ospedale. Nel momento del parto non possiamo aiutarla direttamente. Ma certo possiamo darle tutte le informazioni di cui ha bisogno. A Roma sono tanti gli ospedali dove è possibile partorire. Sappia che il cosiddetto ‘parto in anonimato’ può essere richiesto in qualsiasi struttura ospedaliera italiana. La legge italiana tutela sia la donna sia il neonato, intesi come persone distinte, ognuno con specifici diritti. La madre può decidere di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’Ospedale dove è nato (DPR 396/2000, art.30, comma 2) affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica. Appena arrivata in accettazione, la gestante deve esprimere la sua volontà e da quel momento tutti gli operatori sanitari sono tenuti al segreto professionale. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell’atto di nascita del bambino viene riportato “nato da donna che non consente di essere nominata”. Saranno i medici a effettuare la dichiarazione di nascita della bambina, entro il termine massimo di dieci giorni dalla nascita, per permettere la formazione dell’atto di nascita, documento che attesta l’identità anagrafica, l’acquisizione del nome e la cittadinanza. Riguardo alle persone specifiche alle quali rivolgersi, le consiglio di contattare l’associazione Salvamamma, molto attiva nella capitale.

Tanti cari auguri,

Ufficio diritti Amici dei Bambini