Ma perché non vengono eliminate le relazioni post-adottive?

Buongiorno,

sono un padre adottivo. Mio figlio è arrivato in Italia ormai da cinque anni. E’ un bambino di dieci anni, credo molto sereno fuori e dentro. Noi ci sentiamo una famiglia normale come tante altre. Ma ogni volta che si avvicina il periodo delle relazioni obbligatorie ci sentiamo violati nella nostra privacy. Che sia la psicologa dell’associazione o l’assistente sociale del Comune, l’idea che tutti noi, genitori e figlio, dobbiamo necessariamente andare a colloquio una volta all’anno per fare un bilancio della nostra vita lo trovo davvero assurdo. E’ una vera forma di intrusione nella nostra vita. Perché nessun ente si attiva per cercare di eliminare questa prassi, che nel caso della Russia dura fino al 18esimo compleanno dei bambini adottati?

Giorgio

 

IRENEBERTUZZIGentile Giorgio,

capisco la sua insofferenza, ma vorrei che lei cambiasse punto di vista. Non la viva come un’intrusione nella sua famiglia, ma come una forma di attenzione e di tutela nei riguardi di suo figlio. Ci sono Paesi come la Russia, l’Ucraina, il Nepal, la Cambogia, lo Sri Lanka- per limitare il discorso a Stati nei quali opera il nostro ente- che lasciano ai bambini nati nei loro territori e adottati all’estero, la doppia cittadinanza fino al 18esimo anno d’età. Momento nel quale i neomaggiorenni potranno consapevolmente decidere se mantenere o meno il legame con il loro Paese d’origine. Nell’arco di tempo che separa il momento dell’ingresso in Italia dei minori dal raggiungimento della maggiore età, questi Paesi richiedono relazioni periodiche che hanno l’unico obiettivo di accompagnare fino all’età adulta i figli della loro terra. La scelta compiuta da alcune famiglie di sottrarsi a queste verifiche sarebbe molto più di una scortesia. Nel momento in cui le coppie adottive danno mandato a un ente, le coppie si impegnano nei confronti di tre soggetti distinti: l’ente autorizzato, la Commissione per le adozioni internazionali e l’Autorità centrale straniera. Non sono pochi i casi nei quali inadempienze relative al post-adozione si traducono in tensioni con il Paese d’origine che può decidere di bloccare le adozioni verso Paesi che non rispettano gli accordi. Altro che impegnarsi a lottare contro queste legittime richieste! Enti e famiglie dobbiamo solo rispettare le leggi che ciascuno Stato sovrano stabilisce. Non so se l’ho convinta, ma spero che Lei viva in modo più sereno i prossimi colloqui.

Cordiali saluti,

Irene Bertuzzi

Responsabile Area Adozioni Internazionali di Ai.Bi.