“Ho superato il mare e il deserto, posso avere paura di un esame?!?”

misnaAnche Abdi, Mohamed, Alagie e Seydou hanno vissuto la loro notte prima degli esami. Sono 4 dei ragazzi giunti in Italia a bordo di alcuni dei tanti barconi che, quasi ogni giorno, approdano sulle nostre coste con il loro carico di umana disperazione e speranza. Quando hanno toccato terra hanno trovato chi li ha accolti: le famiglie Vinci e D’Amico, entrambe di Messina, e Maggiore di Lampedusa, che con l’aiuto di Amici dei Bambini hanno aperto le porte delle proprie case a questi minori stranieri non accompagnati. Questo qualche mese fa. All’alba dell’estate è arrivato anche per loro il momento degli esami. Non quelli di maturità, cantati da Antonello Venditti, ma quelli di terza media. Ma l’emozione deve essere stata la stessa per questi giovani fuggiti dalla guerra e dalla miseria che in Italia hanno trovato una famiglia che si è presa cura di loro e li ha accompagnati verso questo importante traguardo.

È andato tutto bene: gli esami sono stati superati brillantemente. Abdi, che in Somalia ha lasciato 4 fratelli ed entrambi i genitori, se l’è cavata anche nella prova più difficile per qualsiasi ragazzo straniero: il tema di italiano. E ha scelto anche di trattare un tema davvero impegnativo, quello sulla dipendenza dalle droghe. “La matematica non sarà mai il mio mestiere” diceva Venditti nella sua celebre canzone: ma per Abdi anche i calcoli non sono un ostacolo. Anzi, fare di conto è la sua materia preferita.

Mohamed e Alagie, senegalese il primo e gambiano il secondo, dal canto loro, non finiranno mai di ringraziare i professori che li hanno seguiti durante i corsi di italiano e in questi primi mesi di scuola. Anche per loro l’esame è filato via liscio. Certo non è mancata l’emozione e un pizzico di preoccupazione tipici della vigilia. “Erano così agitati che non volevano andare a letto – racconta ora il loro papà affidatario –: così ho passato un po’ di tempo a chiacchierare con loro e si sono tranquillizzati”. Nel tema di italiano la scelta di Mohamed ed Alagie è caduta sulla famiglia. Entrambi hanno scritto una lettera dedicata ai genitori, una parola che per loro ha un doppio valore: nelle parole dei due ragazzi, tutto l’affetto sia per i loro genitori naturali, rimasti in Africa, che per quelli affidatari che li hanno accolti in Italia.

Seydou ha messo in gioco tutti gli enormi progressi fatti in soli 6 mesi nell’apprendimento della lingua italiana. Accolto in classe con vero amore dalla docente di lettere, il ragazzo si è davvero appassionato alla nostra lingua, tanto che la lettura è diventata la sua attività preferita. “La sua promozione – afferma quasi commosso il suo papà affidatario – è stata una soddisfazione enorme, forse anche più grande di quella che si proverebbe per un figlio ‘proprio’”.

Ma è stato tempo di esami anche a Casa Mosè, con due dei ragazzi ospiti della struttura messinese di Ai.Bi. chiamati a sostenere le prove di terza media. “Finalmente sono libero e non devo più studiare”: questo l’urlo liberatorio, all’uscita dalla scuola, di M., 17 anni, anche lui senegalese. M. ha studiato molto in vista di questi esami, perché non voleva assolutamente fare brutta figura. Tanto che, quando i professori hanno deciso di congedarlo dalla prova orale, lui ha chiesto che gli venisse fatta un’ulteriore domanda. Più timido e riservato il suo compagno Y., originario del Gambia, che comunque non trattiene la sua gratitudine: “Grazie ad Ai.Bi. ho raggiunto questo traguardo. Le educatrici mi hanno aiutato molto e ora sono davvero felice”.

Adesso si guarda al futuro. Abdi per ora si gode le vacanze e più avanti penserà a come proseguire gli studi. Mohamed e Alagie, invece, sembrano avere già le idee chiare: vorrebbero frequentare un corso di informatica. Seydou proseguirà gli studi frequentando il liceo scientifico a indirizzo turistico. Gli esami sono finiti ed è ora di diventare grandi davvero: perché, si sa, dopo gli esami si è tutti “certo un po’ diversi, ma con la voglia ancora di cambiare”.