Colombia: si dimette il direttore ICBF. Le adozioni non decollano

xxxx 200Marco Aurelio Zuluaga Giraldo lascia la direzione dell’ Instituto Colombiano de Bienestar Familiar (ICBF), l’autorità centrale per le adozioni internazionali in Colombia.

Alla guida dell’ICBF è rimasto quasi nove mesi. Zuluaga era stato nominato lo scorso 17 ottobre 2013 dal presidente della Repubblica Juan Manuel Santos.

Le sue dimissioni arrivano a pochi giorni dalla conferma che i primi sei mesi dell’anno confermano che il 2014 è un annus horribilis per le adozioni. A giugno 2014 sono state fatte 498 adozioni (266 a famiglie colombiane, 232 a famiglie straniere), mentre a  giugno 2013 le adozioni erano state 577 adozioni (257 nazionali, 320 internazionali).

Nella lettera di dimissioni il direttore traccia un bilancio delle attività svolte in questi mesi.

Durante il suo mandato, l’ICBF ha ottenuto che «i contratti di fornitura per un valore vicino ai tre milioni di pesos all’anno si facciano attraverso bando pubblico e con regole chiare e precise, cercando di ottenere un maggior impatto di qualità e opportunità per i sette milioni di utenti dell’Istituto».

Quasi un miliardo di pesos vengono spesi per l’acquisto di alimenti. Ragione per la quale Zuluaga rivendica una serie di attività finalizzate all’acquisto di materie prime direttamente da contadini locali e piccoli produttori nelle varie regioni e al potenziamento delle coltivazioni tipiche del Paese (patata, riso, quinoa, banano). Il direttore ha ricordato anche l’importanza di potenziare la produzione della cosiddetta ‘Bienestarina’, una miscela di cereali, ricca di proteine ​​di alto valore biologico, vitamine e minerali prodotta dall’ICBF, utile  strumento per combattere il flagello della denutrizione in Colombia.

Altro punto messo a segno dalla direzione, il nuovo «schema di supervisione ai contratti». Ma forse il vero fiore all’occhiello resta il provvedimento che stabilisce la necessità di tutelare le cosiddette ‘madri comunitarie’, circa 63mila donne che accudiscono in casa i figli di famiglie non ricche. Ad esse viene riconosciuto un contributo economico per l’alimentazione dei bambini, e soprattutto sono state inserite nel sistema del mercato del lavoro, per garantire stabilità sociale ed economica ad altrettante famiglie in tutto il territorio nazionale. Queste educatrici dovrebbero ottenere un regolare contratto di lavoro e uno stipendio. Anche se su questo punto, Zuluaga precisa che la situazione non è ancora del tutto risolta. Nonostante ciò,  il direttore non lesina a definire la novità «una decisione senza precedenti nella storia del lavoro del mondo intero».

Prima di lasciare la poltrona, il vertice dell’ICBF snocciola le questioni rimaste in sospeso, necessarie per adeguare l’Istituto alle «esigenze della società del XXI secolo e all’attuale realtà nazionale» del Paese Sudamericano.

Tra le criticità, Zuluaga evidenzia che l’attuale sistema di nomina dei direttori regionali non permette di «stabilire una linea politica istituzionale unica e coerente, poiché esistono fattori esterni che lo impediscono». Altro aspetto non marginale riguarda il personale sotto dimensionato. A fronte dei 6mila dipendenti regolarmente assunti, esiste l’esigenza di ampliare la pianta organica per attuare la missione istituzionale dell’ICBF. L’istituto si avvale della collaborazione di altri 6mila contratti di ‘prestazioni di servizi’ a scadenza annuale.

Al posto di Zuluaga arriva Gabriel Vallejo, direttrice del Dipartimento per la prosperità sociale. L’auspicio è che il nuovo direttore dell’ICBF, risolte le questioni organizzative, possa attuare una politica di rilancio delle adozioni, nell’ottica di una piena e concreta collaborazione con gli enti autorizzati ad operare nel territorio colombiano.