Che senso ha il volontariato oggi, con milioni di giovani disoccupati?

volontariatoSono le antenne sul territorio: le prima capaci di captare le nuove problematiche e di proporre le soluzioni. Sono le attività di volontariato, che rappresentano una componente sempre più importante nel mondo di oggi. Soprattutto per i giovani, per cui l’impegno nel sociale ricopre un ruolo fondamentale nel processo formativo.

Ma che senso ha il volontariato oggi, in un’epoca in cui milioni di ragazzi sono disoccupati?

“Il volontariato sta segnando in questo periodo una ripresa soprattutto tra i giovani – dice Ermes Carretta, membro del consiglio direttivo di Amici dei Bambini. In molti casi, purtroppo, i ragazzi entrano a far parte di organizzazioni di volontariato con la speranza di poter tramutare quell’impegno in una vera attività lavorativa. Ma al di là di questo, si registra un certo incremento delle organizzazioni di cittadinanza attiva e di difesa dei diritti. Un fenomeno che dimostra una presa di coscienza globale da parte dei ragazzi relativamente alle problematiche sociali”.

L’Italia, del resto, rappresenta da sempre una realtà positiva per il volontariato. “Nel nostro Paese – continua Carretta – l’impegno sociale è ancora molto sentito e praticato. Fare il volontario è un’attività gratificante, perché si ottiene sempre qualcosa in più di ciò che si da, soprattutto quando si ha modo di aiutare le altre persone. Oggi si parla di milioni di volontari attivi, in particolare in ambito socio-assistenziale”.

Certo non mancano dei problemi, legati proprio al periodo di crisi globale che stiamo vivendo. Mediamente, infatti, il mondo del volontariato sta invecchiando, si sono perse alcune generazioni. Due le cause fondamentali individuate da Carretta per questo fenomeno. La prima è un certo cambiamento culturale e valoriale intervenuto negli ultimi anni. La seconda è legata alla crisi: il volontariato tradizionalmente è qualcosa a cui si dedica tempo dopo aver svolto la propria attività lavorativa. Ma quando questa manca e gran parte della giornata è impegnata nella ricerca dell’autosufficienza economica, il tempo da destinare al sociale si riduce drasticamente.

Un altro problema è legato al pericolo che il volontariato – con la sua capacità di percepire, denunciare e provare a risolvere le problematiche del territorio – finisca per sostituirsi alla pubblica amministrazione, dove questa è carente.

Ma da dove nasce un’attività di volontariato? “In genere da un bisogno personale – afferma Carretta – che porta alla costituzione di un’associazione finalizzata alla risoluzione di quell’esigenza. Ciò avviene soprattutto nell’ambito della disabilità”. Certamente aver provato su di sé un certo problema induce maggiormente ad attivarsi a favore degli altri. Ne sono un esempio gli Ai.Bi.G, il movimento di giovani volontari di Ai.Bi. In questo caso non ci si limita a intervenire dove il problema è già presente, ma si cerca addirittura di prevenire: “Ragazzi che hanno provato l’abbandono e la solitudine cercano di sensibilizzare la società affinché nessuno debba più subire lo stesso dramma”.