Ancora neonati buttati nei cassonetti. Ma perché non si mettono le “culle termiche”?

Cara Ai.Bi.,

sono una mamma di 2 figli, cresciuti fortunatamente senza particolari privazioni. Mi ha scioccato molto, quindi, la notizia letta il 24 novembre della neonata trovata agonizzante in un cassonetto, per il quale a nulla sono serviti gli sforzi dei medici che non sono riusciti a salvarle la vita. Sono disperata all’idea che in Italia possano ancora succedere episodi simili. Come si può fare per prevenire tragedie di questo tipo?

Confido in un vostro consiglio,

Valeria

 

 

valentina brescianiCara Valeria,

il dramma dell’abbandono, come dimostrano le cronache, non ha confini. Anche l’Italia, che nonostante tutto resta un Paese sviluppato, spesso assiste sgomenta a tragedie i cui protagonisti sono dei neonati rifiutati, addirittura buttati via nei cassonetti e morti di un male gravissimo, l’abbandono.

È per questo che tra i punti fondamentali della mission di Ai.Bi. c’è anche la prevenzione dell’abbandono. Un obiettivo che noi cerchiamo di raggiungere offrendo ascolto, accoglienza, assistenza ai nuclei familiari che rischiano di cadere nel tunnel dell’abbandono, provando quindi a salvare “in tempo” la vita di quei bambini che rischiano di essere lasciati soli. Per riuscire in questa difficile missione c’è però bisogno del contributo di tutti. Da qui nasce “Fame di Mamma”, la campagna di Amici dei Bambini per la lotta e la prevenzione dell’abbandono che si realizza anche in Italia.

Con un contributo davvero minimo, solo 10 euro al mese, si possono aiutare mamme e bambini ad avere una vita migliore. Grazie a questa semplice forma di sostegno, infatti, è possibile contribuire alla realizzazione di una serie di servizi a favore delle famiglie più fragili. Tra questi, ricordiamo le case famiglia, dove un bambino può trovare un papà e una mamma affidatari pronti a prendersi cura di lui mentre la sua famiglia di origine supera una fase di estrema difficoltà; le comunità mamma-bambino, dove le gestanti o le madri con figli che vivono gravi problemi sociali e affettivi possono trovare un luogo sicuro in cui vivere; gli appartamenti ad alta autonomia, dove le donne in difficoltà vengono accompagnate nella costruzione di un percorso di vita sereno per sé e i propri figli. E poi abbiamo la Family House, in fase di ultimazione: una “clinica specializzata” per curare il male dell’abbandono, dove tra gli altri servizi, si avrà anche una culla termica: il luogo giusto dove lasciare il proprio neonato se non si intende tenerlo per sé, senza doverlo abbandonare in un cassonetto, condannandolo a morte certa.

Tutti questi sono solo piccoli, ma importanti passi affinché un giorno non si verifichino più storie tristi come quella che hai letto.

Grazie,

 

Valentina Bresciani

Settore Affido di Amici dei Bambini