Lazio: perché bocciate l’idea del Servizio Regionale per le Adozioni?

Cara Ai.Bi., buongiorno.

In quanto padre adottivo ormai di “lungo corso” consulto spesso il vostro sito e devo dire che frequentemente mi trovo d’accordo con le vostre posizioni, in particolare quelle che riguardano l’appello per un rinnovamento del sistema delle adozioni internazionali. Condivido in particolare l’idea di basare la riforma del settore su una base “regionalistica”. A questo proposito, però, devo ammettere che mi ha colpito la “bocciatura” da parte vostra della proposta di legge del consigliere regionale del Lazio Daniela Bianchi che prevede la creazione di un Servizio Regionale per le adozioni. Non è un primo intervento in direzione di quella che voi definite “regionalizzazione”? Sinceramente in questo caso non ho capito bene la vostra posizione.

Grazie,

Giuseppe

 

RITRATTO-MARCO-GRIFFINI2001Caro Giuseppe,

la proposta di legge del consigliere regionale del Lazio Daniela Bianchi non è tutta da bocciare. L’idea, ricordiamo, è quella di creare un cosiddetto Servizio Regionale per le adozioni che faccia da filtro, da “interfaccia pubblica di coordinamento” – come l’ha definito la stessa Bianchi – tra le famiglie, gli enti autorizzati e l’Autorità Centrale nazionale, ovvero la Commissione per le Adozioni Internazionali. Lo scopo è quello – stando sempre alle parole della sua promotrice – di “fornire informazioni e assistenza alle famiglie e di supportare i vari attori ed enti coinvolti”.

Un tentativo sicuramente meritevole di considerazione perché dimostra, finalmente, che le Regioni stanno prendendo sempre più coscienza di quello che dovrebbe essere il loro ruolo nel mondo delle adozioni. Spetta a loro, a nostro avviso, il compito di offrire un contributo decisivo al tentativo di risollevare le sorti dell’adozione internazionale, in questi anni di profonda crisi del settore. Le Regioni e i loro servizi sono infatti molto più vicini alle necessità delle famiglie di quanto possa esserlo un’autorità centrale a livello nazionale. Ed è con il contributo delle Regioni che si possono davvero aiutare le famiglie e facilitare il percorso che porta all’ingresso in Italia dei minori stranieri e al loro positivo inserimento nella società che li accoglie. Non a caso, il Lazio è già la seconda Regione, dopo la Lombardia, a muoversi in questa direzione.

Ciò che ci lascia perplessi, per cui non condividiamo la proposta di legge Bianchi, è che l’idea del consigliere laziale sia tutto sommato solo un palliativo. L’istituzione di un servizio regionale che faccia da filtro tra le famiglie, gli enti e la Cai, infatti, non sarebbe altro che un organo in più all’interno di un sistema già troppo complesso, con tanto di ulteriori costi (pubblici) da sostenere a carico dei cittadini.

Molto meglio sarebbe la creazione di una vera Commissione per ciascuna Regione italiana. Un lavoro a stretto contatto tra gli enti e le Commissioni Regionali permetterebbe quell’accompagnamento delle coppie prima, durante e dopo l’adozione che l’attuale sistema non consente.

Tanti cari saluti,

 

Marco Griffini

Presidente di Ai.Bi.