Cosa prevedono le linee guida per l’inserimento scolastico dei minori adottati?

Cara Ai.Bi., buongiorno!

Sono una futura mamma adottiva di una bambina peruviana di 5 anni e mezzo. L’iter adottivo sta proseguendo bene, nonostante le solite lungaggini burocratici che, credo, siano costrette ad affrontare tutte le coppie che, come me e mio marito, decidono di adottare. Secondo le previsioni, l’adozione si concretizzerà tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate. Uno dei problemi a cui sicuramente andremo incontro nel primo periodo successivo all’ingresso in famiglia di nostra figlia sarà il suo inserimento scolastico. Sinceramente sono un po’ preoccupata: appena arrivata in Italia, senza aver avuto nemmeno il tempo di ambientarsi nella sua nuova realtà, la piccola verrà catapultata in un ambiente sicuramente stimolante, ma anche caotico, come la scuola. Le domande che ci poniamo sono molte. Avrà difficoltà con la lingua? Riuscirà a stare al passo con i programmi didattici? Avendo vissuto un’esperienza traumatica come l’abbandono, la vita in istituto, l’arrivo di una nuova famiglia, tutto questo avrà ripercussioni sul suo rapporto con le nuove persone che incontrerà?

Ho letto recentemente che il ministero dell’Istruzione ha varato delle misure per agevolare l’inserimento scolastico dei minori accolti con l’adozione internazionale. In che cosa consiste questo provvedimento?

Grazie,

Annalisa

 

 

RITRATTO-MARCO-GRIFFINI2001Cara Annalisa,

le preoccupazioni che assillano te e tuo marito in questi mesi sono comuni a tanti genitori adottivi o futuri tali alle prese con la prima iscrizione a scuola dei propri figli. Proprio partendo dalla consapevolezza di quanto sia diffuso questo problema e di quanto delicata sia la fase di inserimento scolastico dei minori adottati, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha recentemente diramato le “Le linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati”. Si tratta di una serie di disposizioni mirate ad agevolare l’ambientamento dei bambini e dei ragazzi accolti in adozione, non sono internazionale ma anche nazionale, e a facilitare il loro inserimento in una realtà come la scuola che, come giustamente hai fatto notare, è certamente stimolante, ma anche piena di difficoltà sia per i minori che per i loro genitori.

Di seguito ti presento alcune delle misure previste dalle linee guida, che potrai trovare per intero a questo link.

Partiamo dal primo passaggio indispensabile, l’iscrizione a scuola. Dal 2013-2014, questa avviene esclusivamente online e necessita del codice fiscale del minore. Una famiglia che adotta un bambino straniero, però, può trovarsi a doverlo iscrivere quando l’iter burocratico dell’adozione non è ancora completato e quindi non è in possesso di tutti i documenti del minore. In tal caso, la presentazione della domanda di iscrizione online è comunque consentita, anche in mancanza del codice fiscale. Inoltre, è possibile iscrivere i propri figli a scuola in qualsiasi momento dell’anno, anche dopo la chiusura delle procedure online, presentando la domanda di iscrizione direttamente alla scuola prescelta.

Ma quando inserire il bambino nel percorso scolastico? Le linee guida prevedono che, in particolari casi attentamente valutati, sia possibile rimandare l’inizio della frequenza di alcuni mesi. Le effettive tempistiche di inserimento verranno decise dal dirigente scolastico, sentiti i docenti e in accordo con la famiglia e con i servizi, pubblici e/o privati, che accompagnano i genitori nell’adozione. Una speciale attenzione è riservata ai bambini tra i 5 e i 6 anni che presentano particolari fattori di vulnerabilità. Per loro, in alcuni casi, è prevista la deroga dall’iscrizione alla prima classe della primaria al compimento dei 6 anni e la possibilità di rimanere un anno in più nella scuola dell’infanzia.

Altra domanda che molti genitori adottivi si fanno: in che classe è più opportuno iscrivere nostro figlio? Le linee guida, a tal proposito, consigliano una valutazione dell’effettivo livello di competenze neuropsicologiche e funzionali raggiunto dal minore: lo scopo è quello di conoscere le reali risorse e le difficoltà del bambino al fine di scegliere la classe migliore in cui inserirlo. Anche in questo caso la decisione spetterà al dirigente in accordo con la famiglia. È possibile, per esempio, inserire il minore in una classe inferiore di un anno a quella corrispondente all’età anagrafica, qualora siano presenti specifiche problematicità, come una carente scolarizzazione pregressa o una lingua di origine molto diversa dall’italiano.

A quest’ultimo proposito, ti ricordo che le linee di indirizzo prevedono la possibilità di affiancare all’alunno adottato un facilitatore linguistico, con esperienza nell’insegnamento dell’italiano come Lingua 2, che curi in primis l’alfabetizzazione comunicativa e solo dopo lo studio vero e proprio della nostra lingua.

In ogni caso, sarà sempre presente un insegnante referente, formato sulle tematiche adottive, tenuto a raccogliere informazioni utili ai fini del buon inserimento dei bambini e a collaborare con la famiglia, i docenti di classe e i servizi territoriali.

Tanti cari saluti,

Marco Griffini

Presidente di Ai.Bi.