Davvero fare gruppo con altre famiglie adottive è di grande aiuto per i nostri bambini?

Cara Ai.Bi.,

vi farò una domanda forse banale, ma vi chiedo un vostro parere affinché io possa rendermi conto che le cose stanno proprio come sembra.

Sono una futura mamma adottiva. Insieme a mio marito abbiamo deciso di intraprendere il percorso dell’adozione spinti dall’entusiasmo contagioso di mia sorella e mio cognato che, un paio di anni fa, sono diventati genitori di un bellissimo bambino bulgaro.

Uno degli aspetti del post-adozione che loro sono soliti sottolineare è il grande beneficio che hanno tratto dal continuo confronto con le altre famiglie che avevano adottato all’incirca nello stesso periodo. Il loro piccolo all’inizio piangeva e non voleva assolutamente ascoltare ciò che i suoi nuovi genitori gli dicevano. Poi ha conosciuto altri suoi piccoli connazionali, anch’essi adottati. Ha fatto amicizia con loro, si sentivano spesso al telefono, parlando in bulgaro… E allo stesso tempo ha cambiato atteggiamento anche verso i suoi genitori. Ha iniziato a mangiare senza fare i capricci, a farsi il bagno, a lavarsi i capelli, a cambiarsi le scarpe… Insomma ha cominciato a fidarsi di mia sorella e di suo marito.

A questo notevole miglioramento può aver contribuito anche il contatto con altri bambini bulgari e adottati come lui? Un rapporto di amicizia tra famiglie adottive può giovare  a ognuna di esse anche al suo interno?

Grazie,

Silvia e Massimiliano

 

psicologoCari futuri genitori,

sono molte le  famiglie adottive che mantengono nel tempo  amicizie e  contatti con altre persone che hanno condiviso la stessa avventura; accade talvolta che siano i proprio i bambini a giovare maggiormente dal mantenimento di queste amicizie.  Spesso infatti la costruzione di queste reti sociali funge da supporto e risorsa a cui attingere nelle difficoltà che si affrontano quotidianamente: sia genitori che bambini possono condividere le loro esperienze con persone che ne comprendono le preoccupazioni,  i sentimenti, gli stati d’animo.

Il “raccontarsi”, il confrontarsi , assume sempre un vero e proprio  valore “terapeutico”, molte ansie si stemperano mentre vengono espresse e condivise, accolte e comprese da chi vive le stesse dinamiche emotive.

Talvolta, alcune situazioni problematiche, possono “sbloccarsi” proprio dal confronto e dal contatto con gli altri… è questo il fondamento dei “gruppi di auto mutuo aiuto”!

Sperimentare la condivisione e la solidarietà permette di dare significati differenti alle situazioni problematiche, permette di evolvere positivamente e fa crescere!

Tanti cari saluti,

Equipe psico-sociale di Ai.Bi.