Figli adottivi: ma è proprio necessario andare alla ricerca della madre biologica?

Cara Ai.Bi.,

mi rivolgo a voi non tanto come ente autorizzato per le adozioni, ma come associazione nata da un’iniziativa di genitori adottivi. Anzi, per la precisione, vorrei chiedere un parere ai figli adottivi. Anch’io sono stata adottata all’età di 2 anni. Oggi ne ho quasi 30 ed è nato in me un certo desiderio di conoscere l’identità di chi mi ha messo al mondo. Ammetto che non si tratta di una fortissima necessità. Piuttosto parlerei di una forte curiosità. So che molti figli adottivi decidono di intraprendere questo percorso di ricerca e che spesso, però, questo desiderio si trasforma in una delusione. Sinceramente sono ancora in dubbio o meno sull’opportunità di correre questo rischio. Anche perché non so precisamente quale iter burocratico dovrei seguire per avere accesso a questo tipo di informazione. A tal proposito, ho sentito versioni contrastanti e, ammetto, anche un po’ inquietanti. In qualche caso, per esempio, ho sentito dire che, per rintracciare i genitori biologici di un figlio adottivo, erano stati utilizzati addirittura i carabinieri e in altre situazioni il giudice minorile in persona. Pertanto, mi rivolgo ai vostri figli adottivi: mi aiutate a farmi un’idea sulla scelta da compiere e su che rischi comporterebbe intraprendere questo percorso di ricerca?

Grazie,

Patrizia

 

marco-carrettaCara Patrizia,

anch’io sono un figlio adottivo e ti rispondo da persona che ha provato la duplice esperienza dell’abbandono e dell’accoglienza.

Preferirei dividere la mia risposta alla tua domanda in due parti: una “informativa” e l’altra più “personale”, “umana”.

Innanzitutto, è necessario sapere che in Italia non c’è ancora una prassi stabilita e unica per tutte le province che stabilisca le modalità di contatto con la madre naturale, nonostante si tratti di un procedimento che dovrebbe svolgersi nella massima riservatezza e quindi regolato da norme ben precise. La legge sulle adozioni, la 184 del 1983, presupponeva il segreto sulle origini dell’adottato. I cambiamenti alla norma approvati nel 2001, invece, hanno introdotto e regolamentato il diritto dell’adottato ad accedere alle informazioni sulle proprie origini. Quindi, una sentenza della Corte Costituzionale del 2013 ha dichiarato illegittimo l’articolo 28 di tale legge perché non prevede la possibilità per il giudice di interpellare la madre su richiesta del figlio. In seguito a questa sentenza le richieste da parte di figli adottivi che vogliono risalire ai loro genitori biologici sono aumentate. Per fare un esempio, il presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano, Mario Zevola, ha evidenziato come si sia passati da 3-4 richieste all’anno a circa una settantina.

Fino a qui, le informazioni. Da figlio adottivo, però, preferisco parlarti da un punto di vista “umano”. Personalmente, credo che l’adozione segni il passo decisivo nel superamento dell’abbandono e che essere adottato significhi a tutti gli effetti nascere una seconda volta: con una nuova mamma e un nuovo papà. A che scopo, quindi andare a ricercare altri genitori, quelli biologici, che, a differenza di quelli adottivi, hanno fatto su di te una scelta diversa? Hanno scelto di non tenerti con loro e di abbandonarti: non è detto, ovviamente, che si sia trattato di un gesto crudele. Tutt’altro, a volte l’abbandono stesso può essere un vero atto di amore, nato dalla consapevolezza di non poter garantire un futuro al proprio figlio e dalla scelta, quindi, si donargli una seconda possibilità, quella di essere accolto da una nuova famiglia.

Ma soprattutto, sapendo bene quale trauma comporti l’aver subito l’abbandono, ti invito a una seconda riflessione. Non è assolutamente detto che una madre che abbia deciso di non tenere con sé il proprio figlio al momento del parto sia disposta ad accettarlo in un secondo momento. Per un figlio adottivo, non riconosciuto alla nascita, sarebbe un doppio e ancora più tremendo trauma sapere di non essere accettato neppure dopo molti anni. E purtroppo non c’è nulla che garantisce che questo non accada. Lo conferma ancora una volta Mario Zevola. “Bisogna sondare se la mamma biologica voglia mantenere la propria riservatezza – precisa il presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano -, oppure se nel tempo abbia cambiato idea e desideri uscire dalla segretezza nella quale aveva partorito. Se la madre non è disposta a incontrare il figlio, infatti, non se ne fa nulla”. E per il figlio adottivo questo sarebbe un nuovo triste rifiuto.

Ma un ragazzo adottato, in quanto tale, ha già riconquistato il diritto più importante: quello a sentirsi figlio. Di due genitori veri: quelli che lo hanno accolto.

Ti proporrei quindi  una soluzione alternativa. La ricerca dei genitori biologici comporta un dispendio di tempo e di denaro. La mia idea è quella di impiegare in modo diverso, più improntato alla prossimità e al sostegno, quelle risorse, soprattutto il tempo: aiutando quei figli adottivi che non hanno ancora superato – a livello psicologico, spirituale, umano – il trauma dell’abbandono, superando quella fase di “limbo” che molto spesso impedisce ai figli adottivi di superare quell’esperienza.

Un caro saluto,

 

Marco Carretta

Figlio adottivo