Abbiamo adottato un bambino delle Filippine: non da Manila ma da Milano. Se sei con Ai.Bi. anche questo è possibile

filippineÈ una storia vissuta fino in fondo, che continua a meravigliarci e emozionarci. Se abbiamo aspettato tanto è perché doveva arrivare proprio lui!

Jacopo compie tra poco 13 anni e due anni fa è tornato a essere figlio, con mamma Paola e papà Luca (nomi di fantasia ndr). Ha origini filippine ed è stato accolto da una famiglia che abita nella provincia di Milano, con l’adozione nazionale. Una storia, questa, che dimostra come una famiglia aperta a 360 gradi all’accoglienza possa superare ogni ostacolo e ridare la vita a un bambino abbandonato.

 Avevamo fatto il percorso con Ai.Bi. per l’adozione internazionale ed eravamo in attesa ma avevamo dato disponibilità anche per la nazionale – raccontano Paola e Luca – Nel frattempo io e mio marito avevamo fatto corsi di formazione e volontariato in alcune case famiglie della zona, per aiutare gli affidatari con i bambini ospiti di tutte le età

Pur avendo già due figli grandi di 27 e 25 anni, era ancora forte in Paola e Luca la voglia di accogliere e crescere un bambino in difficoltà. “Ci eravamo subito accorti in casa famiglia di una esigenza comune – precisa Paola – : tutti i bambini desiderano solo una famiglia e una vita normale“.

A Paola e Luca erano quindi ben noti i “confini” molto ampi dell’accoglienza, quando ricevettero, in modo del tutto inaspettato, una telefonata dal Tribunale per i Minorenni di Milano.

Ci chiesero un incontro di aggiornamento – ricordano –, per capire se la nostra disponibilità ad adottare fosse cambiata. Non lo era, così quando ci hanno proposto il caso di Jacopo abbiamo subito detto sì

Jacopo oggi chiama Paola “mamma”, è innamorato dei suoi genitori, ed è protetto dai fratelli grandi. Ma i primi tempi sono stati duri: Non ti chiamerò mai mamma, sappilo!”

È stato molto difficile arrivare al punto in cui siamo oggi, sereni e finalmente in grado di ricostruire i rapporti affettivi spezzati anni fa nella vita di Jacopo – dicono i genitori – : ha affrontato cose più grandi di lui, dolori, esperienze di vita che affiorano soprattutto la sera“. Appena arrivato in famiglia, Jacopo soffriva di fortissime emicranie. Oggi non è più così, tutti i dolori fisici sono passati.

Jacopo oggi, oltre a essere alto un metro e 82 di altezza, con un viso da bimbo, è bravo a scuola, gioca a basket e suona il pianoforte;  con papà fa “cose da maschi”, soprattutto sport, mentre con gli amici ama suonare e incontrarsi a casa dell’uno o dell’altro.

Il primo anno in famiglia è stato il più difficile -dice Paola – con continue provocazioni e messe alla prova. Ma avendogli dimostrato che eravamo sempre lì per lui, alla fine Jacopo ha capito e ha sentito che eravamo i suoi genitori. Proprio nel momento più difficile e drammatico della relazione, soprattutto con me, è scattato qualcosa per entrambi. E io l’ho ‘partorito’

Nei giorni più bui Paola e Luca hanno avuto il sostegno delle famiglie della parrocchia, degli assistenti sociali, della famiglia affidataria che per qualche tempo ha accolto Jacopo.

Inviteremo tutti al compleanno dei suoi 13 anni, sarà una bella festa” dicono i genitori.

Una sera, prima di andare a dormire, Jacopo ci ha chiesto di pregare insieme – concludono – : raccontava del passato, dialogava con Dio e a un certo punto ha parlato anche di noi: “Malgrado tutto, se la cavano!