Adolescenti in difficoltà: meglio una famiglia o una comunità?

Buongiorno,

siamo Luca e Maria, una giovane coppia sposata da circa 5 anni con un bimbo di due anni.

Abbiamo pensato di diventare una famiglia affidataria, spinti dalla voglia di aiutare chi è meno fortunato.

Parlando con diverse persone, ci è stato detto però che gli adolescenti dovrebbero rimanere nelle comunità educative e non essere accolti in famiglia, poiché in quelle strutture, hanno possibilità di crescere meglio.

A noi questa cosa è sembrata assurda; pensiamo che un’equipe di professionisti, seppur seri e competenti, non possa eguagliare il calore di una famiglia.

Voi cosa ne pensate?

Grazie

 

PELLININon posso che darle ragione. Come è possibile pensare che il calore della famiglia sia sostituibile?

Come lei dice, senza nulla togliere alla professionalità e all’affetto che gli educatori di comunità offrono ai ragazzi di cui si prendono cura, nulla può essere pari all’amore che una mamma e un papà, per quanto temporanei, possono donare.

Sono convinta poi, che per un adolescente avere riferimenti stabili sia molto importante  proprio perché in un periodo particolarmente confuso della crescita.

Inoltre, in quanto ormai grandicelli, i ragazzi hanno la necessità di poter fare un’esperienza di famiglia positiva, normale, con relazioni sane; questo può permettere loro di figurarsi un futuro diverso dalla vita e dalle relazioni disfunzionali che molto probabilmente hanno sperimentato fino a quel punto.

Comunque per sciogliere questi dubbi, vi consiglio di partecipare ad uno degli incontri informativi sull’accoglienza familiare temporanea che anche Ai.Bi. propone periodicamente, nella sede nazionale e nelle 14 sedi regionali.

 

Tanti auguri

Cristina Riccardi

Membro del consiglio direttivo di Ai.Bi. con delega all’accoglienza familiare temporanea