Adozione. I mei genitori non vogliono che io adotti, ma io si: che devo fare? Risponde la psicologa

Gentile Ai.Bi, avrei bisogno di un consiglio.
I miei genitori stanno molto bene economicamente e mio marito e io, avendo una piccola attività commerciale in proprio che in questi tempi sta soffrendo un po’, dipendiamo economicamente da loro.
I miei non sono favorevoli all’adozione e vorrebbero che io provassi qualche nuova tecnica per provare ad avere un figlio prima di pensare all’adozione. Io, invece, sono contraria a sottopormi a qualsiasi tipo di intervento/cura e vorrei intraprendere la strada dell’adozione. Come mi devo comportare.

Vi ringrazio per l’aiuto

Cara amica,
il problema che ci sottoponi non è così raro come si potrebbe pensare ma, in realtà, assilla molte coppie che vogliono adottare un figlio. Si tratta senza dubbio di un tema complesso così, per rispondere, abbiamo girato la domanda alla Dott.ssa Ester Bianchini, psicologa, psicoterapeuta e consulente Ai.Bi.
Ecco la sua risposta

Quando i futuri genitori adottivi non hanno l’approvazione dai propri genitori

“La nascita o l’adozione di un figlio ridefiniscono i rapporti tra le generazioni: c’è chi diventa nonno/a, chi diventa fratello/sorella, chi diventa cugino/a e ogni membro arricchisce la propria identità esprimendosi in questi nuovi ruoli. Accogliere un bambino non è un compito che riguarda solo la coppia di genitori, ma anche i membri della famiglia allargata, della rete amicale e delle relazioni sociali intorno alla famiglia. “Ciascuno, attraverso il modo in cui si rapporterà al nuovo arrivato, contribuirà a farlo sentire parte della nuova famiglia” (cit. Andolfi, Chistolini, D’Andrea, 2017 p.128)

Fin dalla fase preadottiva, la coppia apre un dialogo e sperimenta il coinvolgimento relazionale di ciascun membro al percorso adottivo. L’arrivo di un nuovo membro rappresenterà un “evento critico” anche per la famiglia allargata in quanto ogni membro dovrà “mettere alla prova la propria capacità di adattamento rispetto alle proprie aspettative” (Andolfi, Chistolini, D’Andrea, 2017). Nell’adozione ci sono diversi interrogativi che potrebbero rispecchiare o meno le aspettative di nonni e parenti: l’età, la provenienza geografica, il colore della pelle e la storia.

Tra i vari documenti da preparare durante il percorso adottivo, il legislatore ha inserito anche una dichiarazione di assenso da parte dei genitori dei coniugi adottanti con l’intenzione di equiparare, ai fini patrimoniali, i figli adottivi con quelli non adottivi. Questo passaggio potrebbe essere utile per comprendere, insieme agli operatori, anche il coinvolgimento della famiglia allargata al percorso adottivo e quali sono le relazioni. L’approvazione dei nonni all’adozione, quindi, non ha solo una connotazione relazionale ma rappresenta anche un atto formale, non vincolante, che viene richiesto dai Tribunali dei minorenni prima del rilascio dell’idoneità.
La famiglia allargata può contribuire ad accogliere nel migliore dei modi il minore adottato includendolo nella propria sfera relazionale, affettiva e culturale riconoscendogli le ricchezze che caratterizzano la sua unicità e l’identità: il nome, l’età, la storia, le esperienze, i bisogni.

Quando il rapporto tra le generazioni è positivo e si fonda sull’affetto, sul riconoscimento della diversità come ricchezza e sul rispetto reciproco, anche i nonni assumono al meglio il loro ruolo prendendosi cura delle generazioni più giovani incoraggiando e sostenendo i nuovi genitori ai compiti evolutivi a cui sono chiamati. (Fruggeri, 2005) Quando tali “ricchezze” non vengono riconosciute e, per esempio, il bambino adottato non viene considerato per l’età che ha, per il suo passato, per i suoi ricordi, per le relazioni del periodo preadottivo (per esempio quelle in istituto) o per le emozioni pregresse, si genera una frattura, complessa da ricucire, tra un PRIMA e un DOPO in cui non si accetta il bambino per quello che realmente è ma per quello che le aspettative familiari vorrebbero che fosse. (Fruggeri, Panari, Cariati, 2008)

All’arrivo in famiglia del nuovo membro possono presentarsi, quindi, diverse problematiche anche legate alle aspettative della famiglia allargata: i neo-genitori potrebbero sentirsi giudicati non solo per la nuova esperienza di vita ma anche per le caratteristiche insite della loro genitorialità. Possono sentirsi criticati per la “scelta” di quel bambino, per aver accettato qualche caratteristica particolare o “troppo problematica” fino ad alimentare un senso di sfiducia o di inadeguatezza nella possibilità di educarlo ed amarlo come un figlio. (Andolfi, Chostolini, D’Andrea, 2017)

Di fronte alla novità e all’ignoto, la mente umana utilizza dei pregiudizi (positivi o negativi) per cercare delle spiegazioni e delle letture degli eventi che siano accettabili. Se non si ha la possibilità di conoscere e di mettere alla prova tali pregiudizi, la persona tende a credere che quella sia l’unica lettura possibile. (Cecchin, Lane, Ray, 1997)

Una ridefinizione delle relazioni famigliari

Durante il percorso pre-adottivo i futuri genitori partecipano ad una serie di incontri tematici, maturano e lavorano sul loro immaginario di “figlio”. (Vadilonga, 2010) É un percorso importante e profondo in cui la coppia si affida e si fida degli operatori che la accompagnano: questa si mette in gioco per riesaminare certi pregiudizi, aspettative, desideri, bisogni ed emozioni che potrebbero essere poco funzionali alle relazioni familiari. Purtroppo, tale opportunità non sempre viene proposta anche ai membri delle famiglie allargate come se ci fosse l’implicita ed erronea credenza che “sono solo i genitori ad adottare”. In realtà questo passaggio è importante curarlo con delicatezza durante tutto il percorso adottivo: l’accoglienza nella famiglia allargata rappresenta il primo contesto affettivo dove il bambino sperimenta l’appartenenza alla propria parentela, un’appartenenza che non deve essere vincolata al soddisfacimento dei desideri degli adulti ma dove il bambino si sente presente e parte dei sogni, delle aspettative e dei desideri dei genitori, dei nonni e dei parenti. Questo è un processo evolutivo che implica un cambiamento e una nuova fase del ciclo di vita che porta con sé una serie di ridefinizioni relazionali. (Andolfi, Chistolini, D’Andrea, 2017)

Per offrire risposte a dubbi e perplessità e per dare ai futuri nonni la possibilità di “conoscere” l’adozione anche nelle prime fasi del percorso pre-adottivo, si potrebbero utilizzare strumenti diversi (per esempio incontri tematici, film, libri). L’apertura al dialogo con i futuri nonni, anche attraverso il sostegno degli operatori esperti, può sostenere la coppia a trovare il modo più utile per esprimere e per condividere la motivazione della scelta e le tappe del percorso della genitorialità adottiva, sempre nei limiti delle specificità di ogni situazione. Ad ogni modo, è funzionale e protettivo preparare un terreno relazionale fertile pronto ad accoglie il nuovo membro della famiglia con fiducia e amore. (Vadilonga, 2009)

Bibliografia di riferimento

– Fruggeri L. (2005), Diverse normalità, psicologia sociale delle relazioni familiari. Carrocci editore, Roma.

– Cecchin, lane, Ray (1997) Verità e pregiudizi. Raffaello Cortina editore.

– Vadilonga (2010), Curare l’adozione. Modelli di sostegno e presa in carico dei percorsi adottivi. Raffaello Cortina Editrice

– Andolfi, Chistolini, D’andrea (2017), La famiglia adottiva tra crisi e sviluppo. Franco Angeli editore

– Fruggeri, Panari, Cariati (2008), Studio sulle famiglie adottive nella provincia di Parma: analisi
dell’evoluzione delle dinamiche relazionali nelle fasi del ciclo di vita dell’infanzia e dell’adolescenza. Progetto di studio dell’Università di Parma associata allo Studio Nexus.