Adottare è possibile anche dopo aver avuto un tumore

In risposta all’intervista in cui l’attrice Carolina Marconi manifesta la sua “rabbia” per non poter adottare dopo aver avuto un tumore, è giusto precisare che, in realtà, nonostante le oggettive maggiori difficoltà, l’adozione non è preclusa anche a chi ha o ha avuto un tumore

Sulle pagine di Repubblica del 31 marzo 2022 è uscito un lungo articolo in cui l’ex concorrente del Grande Fratello e attrice Carolina Marconi esprime la sua rabbia per il fatto che, come malata di tumore (anche se guarita) “scopro che non posso” adottare un bambino.
La Marconi ha anche avviato una raccolta firme per “cambiare la legge”, perché “È una crudeltà dover pensare che il tumore non c’è più ma ancora ti considerano malato. I diritti valgono per tutti e mi chiedo: anche una persona sana si può ammalare. Invece mi sento cornuta e mazziata, ti fanno morire anzitempo e non puoi essere felice”.

Adottare dopo aver avuto un tumore è possibile

Uno sfogo sicuramente comprensibile da parte di una persona che, superate le difficoltà della malattia, scopre che il desiderio di diventare mamma attraverso l’adozione non è possibile.
In realtà, però, anche per Carolina Marconi e le donne (e gli uomini) nelle sue condizioni le speranze di diventare genitori adottivi esistono. Certo, ci sono degli ostacoli in più da superare, ma si può fare.
Prima, però, è importante capire la motivazione che c’è dietro queste difficoltà di accedere all’adozione internazionale, ovvero che le autorità dei Paesi di origine dei minori, in fase di valutazione dei dossier degli aspiranti genitori adottivi, vogliono assicurarsi che i “loro” bambini vengano dati in adozione a coniugi le cui aspettativa di vita o anche solo le cui capacità genitoriali non siano condizionate da una malattia già nota.
Nella maggior parte dei casi non viene vietata a priori l’adozione quando uno dei coniugi è affetto da un tumore, ma le autorità procedono a richiedere integrazioni e certificati in grado di dare loro tutte le garanzie del caso.
Per completezza, va precisato che, a prescindere dalla documentazione fornita, non è raro che ai fini di un abbinamento venga preferita una coppia “sana” rispetto a una dove uno dei due coniugi è affetto da un tumore, anche se tutto questo non può essere dichiarato ufficialmente.
Inoltre, e qui ha pienamente ragione la Marconi, esistono Paesi, come la Federazione Russa, in cui, per legge, coppie affette da malattie oncologiche non possono adottare.

Essere guariti da un tumore può creare difficoltà maggiori, ma l’adozione rimane possibile

Purtroppo, anche l’essere clinicamente guariti da un tumore crea degli ostacoli, per la medesima ragione: molte autorità dei Paesi di origine dei minori non vogliono correre il rischio che ci possa essere una recidiva della malattia. Anche in questo caso, dunque, vengono spesso richiesti pareri (e rassicurazioni) da parte di oncologi che, comprensibilmente, è difficile possano rassicurare al 100% che un tumore non possa ricomparire negli anni a venire.
Il discorso, però, varia a seconda dei Paesi: alcuni evitano totalmente qualsiasi forma di discriminazione anche nel caso in cui in una coppia ci sia uno solo dei due coniugi malato di tumore o che è stato malato di tumore (è il caso della Cina o della Colombia), altri rendono l’adozione una vera e propria via crucis. Tra i casi più eclatanti ancora una volta va citata la Federazione Russa, dove per potere adottare chi è stato malato di tumore deve attendere di essere guarito da almeno 10 anni.
In conclusione, quindi, è vero, che avere o avere avuto un tumore può rendere più complicato (e, a volte, anche molto più complicato) diventare genitore adottivo, ma la strada non è preclusa.