Adozione: perché pubblicate articoli sui bambini abbandonati? Per illudere le famiglie in attesa?

Buongiorno Ai.Bi.,

ho letto il vostro articolo sui due gemellini di Canicattì, lasciati in ospedale dalla madre e alla ricerca di una famiglia. Vorrei chiedervi perché pubblicate determinati articoli, nella consapevolezza che le adozioni nazionali sono gestite dai Tribunali per i minorenni. In un certo senso, non vi sembra di illudere coloro i quali hanno fatto domanda di adozione?
Grazie per i chiarimenti,

Giovanna

Cara Giovanna,

la ringraziamo per la sua domanda, che ci permette di rispondere anche a quanti, come lei, hanno commentato la notizia “Adozione: due gemellini a Canicattì, lasciati in ospedale, aspettano mamma e papà!”  ripresa dalla stampa locale e regionale.

“Perché pubblicate questi articoli strappalacrime? Che cosa ne sarà di questi bambini? Saranno adottati? Abbiamo dato disponibilità all’adozione possiamo adottarli noi?

Sono solo alcune delle domande arrivate in redazione e pubblicate sulla pagina Facebook di Amici dei Bambini dopo aver letto la notizia dei due gemellini lasciati in un ospedale di di Canicatti. Quante volte si legge di piccoli ritrovati in strada o in cassonetti, in fin di vita o quando è addirittura troppo tardi?  Ebbene, in Italia, ogni anno, circa 3mila neonati vengono rifiutati al momento della nascita e di questi solo 400 vengono salvati perché lasciati negli ospedali o al riparo nelle culle per la vita; degli altri si perde traccia o si ritrovano troppo tardi.

Raccontare la storia di questi due gemellini, ci consente, ancora una volta, di riportare l’attenzione sulle forme di tutela che permettono di scegliere la vita anche nell’abbandono e far vivere un bambino anche dentro la scelta dolorosa dell’abbandono.

La legge italiana, infatti, attraverso il parto in anonimato consente alla madre o ai genitori di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’Ospedale dove è nato (DPR 396/2000, art. 30, comma 2) affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica. Il nome della madre rimane segreto e nell’atto di nascita del bambino viene scritto “nato da donna che non consente di essere nominata”. Una maggiore conoscenza di questa opportunità contribuirebbe a diminuire i parti non assistiti, garantendo l’incolumità delle donne e dei bambini ed evitando gli abbandoni di neonati in luoghi non sicuri e, soprattutto, consentirebbe al neonato di nascere, vivere ed essere accolto in una famiglia che desidera crescerlo avendone la responsabilità.

Per procedura i bambini nati in ospedale da mamme o genitori che non li hanno riconosciuti avvalendosi del diritto di parto in anonimato, vengono dichiarati adottabili in poco tempo e accolti in una famiglia adottiva, individuata dal Tribunale per i Minorenni di competenza fra quelle che hanno presentato domanda di adozione al Tribunale stesso.

Nonostante il diritto al parto in anonimato, le cronache ci raccontano di neomamme  non informate o che nel timore di essere riconosciute ricorrono a gesti disperati, come l’abbandono in un cassonetto o per strada o all’infanticidio. Situazioni drammatiche che dimostrano quanto insieme ad una maggiore informazione sul parto in anonimato sia necessario e urgente incrementare la presenza delle culle per la vita (o culle termiche) sul territorio nazionale, venendo incontro alle esigenze di tante donne che, in ogni angolo d’Italia, potrebbero ricorrervi.

Amici dei Bambini è da sempre impegnata per garantire una distribuzione capillare delle culle per la vita, dove una mamma può lasciare in anonimato il neonato e allontanarsi senza essere perseguita penalmente, praticamente con le stesse garanzie e diritti del parto in anonimato in ospedale, sperando che mai più alcun bambino sarà abbandonato in un cassonetto e, troppo spesso, non salvato in tempo.