Adozione. Bolivia. A quattro mila metri per incontrare la nostra piccola Maria

“Quando l’abbiamo incontrata era davvero la prima volta per noi: non avevamo nemmeno una foto, non sapevamo quali tratti del viso o espressioni potesse avere. Era tutta vestita di rosa con i fiocchetti nei capelli…”

Tra le molte caratteristiche che accomunano i genitori adottivi, c’è una riflessione: la reale distanza geografica tra mamme, papà e figli, spesso, supera l’immaginazione.

Così è stato anche per Teresa e Michelangelo che, dall’entroterra ligure dove vivono, si sono messi in contatto prima con la sede Ai.Bi. di Firenze, che li ha seguiti nelle pratiche e nel percorso di formazione; poi sono partiti e volati in Bolivia per incontrare la loro Maria. Non solo, sono saliti fino a 4mila metri di altitudine per varcare la soglia dell’hogar dove li aspettava la loro bambina, a Potosì.

Adozione in Bolivia. Un viaggio meraviglioso

È stato un viaggio meraviglioso, abbiamo trovato una incredibile ospitalità – raccontano mamma e papà – Siamo rimasti nel Paese per circa due mesi, da fine marzo a fine maggio, e siamo riusciti a viverlo con grande serenità”.

Certo abituarsi alle altitudini è uno dei temi di chi viaggia in Bolivia e non è stato facilissimo perché non è possibile farlo per gradi: si arriva nel Paese il giorno prestabilito e il giudice vuole immediatamente incontrare la famiglia così da avviare le pratiche prima della sentenza definitiva.

“Per le due settimane successive al nostro arrivo, con queste altezze, è stato stancante, abbiamo entrambi accusato forti emicranie – ricorda Michelangelo – Le reazioni possono essere diverse, per mia moglie è stato un po’ più complicato: di notte ha avuto tachicardia e vomito, ma sapevamo a cosa fosse dovuto”.

Malesseri che si dimenticano presto. Così prosegue infatti il racconto di Teresa e suo marito:

“Quando l’abbiamo incontrata era davvero la prima volta per noi: non avevamo nemmeno una foto, non sapevamo quali tratti del viso o espressioni potesse avere – ricordano ancora commossi – Era tutta vestita di rosa con i fiocchetti nei capelli: si è avvicinata piano piano, poi giocando, mostrandole il pupazzetto che le avevamo portato, si è lasciata andare. E ogni giorno andava sempre meglio”.

Maria, 2 anni lo scorso agosto, “è una bimba sana, vivacissima, dall’energia impressionante – aggiunge la mamma – inoltre, mentre eravamo a Potosì, pareva che fosse con noi da anni, da sempre, eppure era solo un mese di vita assieme!”.

Adozione. L’importanza della condivisione

La famiglia ha potuto trascorrere settimane serene in compagnia di altre coppie, anche loro a Potosì per adottare: momenti preziosi per confrontarsi con altri genitori e per vivere insieme questi primi giorni con i propri figli.

“La mattina ci recavamo in istituto per stare con Maria, ogni giorno qualche ora in più: era un luogo semplice ma ben strutturato, ben gestito, dove i bambini erano seguiti. Per quanto fosse un istituto, aveva l’aria di essere un luogo accudente. Per questo all’inizio eravamo un po’ preoccupati: la bambina non era mai uscita dall’hogar e quasi temevamo che non si volesse staccare da lì. Invece è andata benissimo”.

La famiglia aveva affittato un appartamento confortevole, con uno spazio all’aperto.

“Facevamo la spesa al mercato, andavamo al parco…abbiamo imparato insieme a fare cose normali che per Maria erano tutte novità! – dice il papà – Poi ci si vedeva sempre con altre coppie, che oggi sono rimasti amici carissimi, e si trascorreva insieme del tempo”.

Oggi Maria a detta dei genitori è cresciuta molto: “Ha messo tutti i denti!”

È socievole e ha fatto progressi: “Oltre le aspettative!”.

Dopo la sua prima estate finalmente a casa, Maria si godrà ancora il suo tempo in famiglia, finalmente da figlia. E così arriveranno l’inverno, il Natale e poi sarà ancora primavera.