Adozione dall’Ucraina: “Se penso all’amore che ho ricevuto, mi dico che non ho il diritto di piangere”

Carla e Pierangelo avevano già conquistato il suo cuore, tanto da rivolgere a loro il suo accorato appello, quando rimasta sola desiderava ardentemente continuare ad essere figlia

26 aprile 1986. Chi non ricorda o non ha sentito parlare di questa data, rimbalzata in tutto il mondo anche senza la presenza di internet o dei social a fare da amplificatore, quando durante un test di sicurezza, nella centrale nucleare V.I. Lenin, in Ucraina, un incidente dalla portata catastrofica diede vita ad uno dei più grandi disastri nucleari della storia: il disastro di Chernobil, che ha spazzato via le vite di molti uomini, donne e bambini causando mali incurabili anche a distanza di anni.

Tararoeva Diana Sergheevna, a quel tempo non era ancora venuta al mondo. Nascerà solo 3 anni dopo, ma la sua vita sarà comunque stravolta da quella immane tragedia. A raccontare la sua storia di lacrime e di rinascita è Famiglia Cristiana.

Bielorussia. Correva l’anno 1993. Sette anni erano trascorsi dalla tragedia: una bara, una giovane e bellissima mamma di appena 26 anni, volata via a causa di un tumore partito dallo stomaco, avvolta in un abito verde smeraldo, un’icona sacra a vegliarla. A fare da contrasto la tristezza e l’innocenza di una bambina di 4 anni, che cerca di “afferrare quanti più cioccolatini possibili nel piccolo spazio dove era allestito l’angolo rosso con i doni portati al defunto”.

Dopo la morte della sua mamma la piccola Diana rimase a vivere con la nonna. Il papà Il Serghei, aviatore, andava a trovarla nelle festività e nel giorno del suo compleanno. Il 4 giugno del 1997 non riuscì ad essere presente. Alcuni giorni dopo, l’uomo partì per raggiungere la sua bambina, che all’epoca aveva 8 anni, ma purtroppo non riuscì mai ad arrivare da lei.

“Posso diventare vostra figlia?”

La piccola Diana rimase così orfana anche del suo papà. Nel frattempo, come molti bimbi di Chernobyl, periodicamente raggiungeva l’Italia per dei soggiorni “terapeutici”. È qui che Diana, oggi Diana Lucia Medri, ha conosciuto i suoi genitori adottivi. Carla Mariani e Pierangelo Medri.

Il 6 ottobre del 1999, quando la piccola aveva 10 anni, anche la nonna volò in cielo e così Diana si fece coraggio: chiamò Carla e Pierangelo chiedendo di poter diventare loro figlia.

Una bambina così piccola con un coraggio così grande. Rimasta sola è a loro che Diana ha volto il proprio sguardo. Quella coppia che l’aveva ospitata in Italia tante volte era divenuta per lei, già parte della sua famiglia. Carla e Pierangelo avevano già conquistato il suo cuore, tanto da rivolgere a loro il suo accorato appello, quando rimasta sola desiderava ardentemente continuare ad essere figlia, incarnando in quella richiesta il desiderio di tanti bambini soli che gridano nel loro cuore quella stessa domanda: “vuoi prenderti cura di me”? E che sperano di incontrare al più presto una Carla e un Pierangelo pronti a proteggerli ed a sostenerli nel cammino della vita.

Mamma Tina e papà Piero – si legge su Famiglia Cristiana- hanno dovuto prima confrontarsi con la burocrazia e aspettare di vincere il ricorso per l’adozione. Il 10 giugno 2002, «nel giorno dì San Diana», la bimba di Chernobyl diventò a tutti gli effetti una ragazza italiana”

Diana Medri oggi ha 32 anni, vive tra Lodi e Milano, ha completato gli studi, lavora nel settore assicurativo e con il suo compagno non vede l’ora di diventare mamma.

Una storia difficile, triste, ma piena di speranza quella di Diana: «Se penso all’amore che ho ricevuto mi dico che non ho diritto di piangere».

Il grido di aiuto di Diana e il dire “sì, eccomi, ci sono. Mi prenderò io cura di te” senza barriere, senza difese, senza limiti di Carla e Pierangelo mostrano il significato più profondo dell’adozione, che non si ritrova nella soddisfazione del desiderio (meraviglioso) di una coppia di avere un bambino, ma nell’accoglienza da parte di una mamma e di un papà della necessità di un minore di sentirsi FIGLIO e di crescere in una famiglia che lo ami.